Ha probabilmente il miglior titolo che si potesse trovare (tanto di cappello alla coniatrice o al coniatore), perché racconta in una parola il senso dell’esperienza che viene proposta. Proposta, e ben seguita: 26 le aziende e 12 i servizi dell’Amministrazione cantonale confluiti nell’edizione 2019 – la terza in ordine di tempo – di “Estage”, per un totale di 122 posti di “stage” (più 30 per cento rispetto a quanto registrato nel 2018) a studenti ticinesi che siano iscritti ad università della Svizzera di lingua tedesca, della Svizzera di lingua francese o all’estero. L’incremento nel numero di opportunità, secondo interpretazione che giunge da Palazzo delle Orsoline in Bellinzona, è da attribuirsi a due fattori principali: da un lato “la reputazione che questo progetto si è conquistato”, dall’altro la novità dell’esperienza professionale praticabile anche durante la pausa invernale, vale a dire tra gennaio e febbraio, sicché la pausa fra un semestre e l’altro è diventata “occasione per arricchire il “curriculum vitae”, per ampliare la rete di contatti in Ticino e per mettere le basi, una volta terminati gli studi, per un’eventuale carriera a sud delle Alpi”. Tesi, quest’ultima, che probabilmente confligge con il reale; la si prenda come auspicio, ed amen.
L’impegno nel progetto, a suo tempo inserito tra i provvedimenti individuati quale contributo all’economia ticinese, è da considerarsi già confermato per il 2020, con una dichiarazione di principio (“Offriremo ancora più opportunità lavorative”) che è parimenti valutabile all’ottativo anziché all’indicativo. Su toni eccessivi, anzi trionfalistici, la valutazione che viene espressa: “Un progetto che riesce perfettamente nell’obiettivo che si era posto inizialmente, ossia rinsaldare i legami tra le realtà imprenditoriali del nostro territorio ed i professionisti ticinesi del domani”. Unico giudice, e a Dio piacendo si vedrà di riscontrare, sarà il tempo.