Home CRONACA Depredò un portavalori a Lugano, banda di sudamericani sgominata a… lungo raggio

Depredò un portavalori a Lugano, banda di sudamericani sgominata a… lungo raggio

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Tutti sudamericani, anzi, tutti cileni e tutti residenti all’estero i criminali che, nel volgere di cinque settimane da un colpo messo a segno a Lugano, si ritrovano dietro alle sbarre, primario addebito il furto aggravato, ed altro potrebbe aggiungersi nel fascicolo aperto sulla scrivania della procuratrice pubblica Valentina Tuoni. La vicenda risale a mercoledì 11 gennaio, zona di piazzetta San Carlo, dove su azione congiunta dei soggetti – questa, perlomeno, l’ipotesi accusatoria – fu depredato un furgone portavalori in sosta; una dozzina i pacchi prelevati dopo effrazione e fatti sparire rapidamente, elevatissimo il valore della merce trattandosi di gioielli e di orologi di lusso, buoni 400’000 franchi a prezzo di mercato. Chiaro sin dall’inizio l’esser questo un furto da mani “specializzate”, da rapida indagine l’identificazione di una pista destinata a portare lontano. Grazie alla collaborazione delle autorità italiane il primo riscontro utile alle ricerche attivate (in campo effettivi della Polcantonale, con supporto tecnico da colleghi della Polcom di Lugano): in località non precisata del Piemonte, già il mese scorso e con intervento di agenti della Polizia italiana di Stato, l’individuazione e l’arresto di un 34enne che della “gang” cilena sarebbe stato anche l’autista; espletate le pratiche, lunedì 6 febbraio la consegna ad un valico italo-elvetico e dunque il completamento della procedura di estradizione.

Un po’ più lontano dovette arrivare il lungo braccio della legge: per gli altri tre delinquenti, vale a dire una 25enne, un 39enne ed una 66enne, l’esecuzione dell’ordine internazionale di arresto ebbe luogo lunedì 23 gennaio nella periferia di Parigi su intervento di agenti della Polizia francese, tra l’altro con recupero di una parte del bottino proveniente dal furto a Lugano; tre giorni addietro l’estradizione del terzetto dalla Francia alla Svizzera. Il cerchio si chiude, dunque, ma solo per la vicenda che ci riguarda da vicino: dagli accertamenti esperiti sono emersi vari punti in comune fra l’assalto compiuto in Ticino ed episodi analoghi in varie città europee; in sostanza, la banda porterebbe con sé non solo attrezzi e “know-how”, ma anche una storia criminale sviluppata a più livelli.