All’apparenza, distinti seri e chiaramente interessatissimi, ah, gli orologi di lusso sono una nostra passione e certo, anche un nostro motivo di interesse lavorativo; certo, ecco, approfittandosi della circostanza e del posto avremmo anche bisogno di fare un’altra operazioncina, cambio di contanti che qui possiamo fare ed in Italia invece no, veda, ci controllerebbero anche gli angoli delle banconote e poi sa com’è la burocrazia, da Como in giù, e non stiamo nemmeno a dirle dell’Erario, appena respiri zac, ti piomba sul collo e ti strozza. Soggetti da chiacchiere senza nemmeno il distintivo erano ovviamente i due finiti in manette giovedì scorso a Lugano perché lì era stato fissato l’appuntamento, per un “rip deal” tentato ai danni di persona rigorosa e professionale e che, durante gli approcci o via “e-mail” o via telefono, qualcosa di loschissimo aveva subodorato. 60 e 66 anni, i tizi, entrambi indicati come cittadini italiani residenti in Italia; meritevole di un’occhiata la fedina penale; alle prime, volto disteso da commercianti o collezionisti o entrambi; alle seconde, semplici piazzisti di valuta scrancia ad un interlocutore per ottenere quattrini veri sott’altra divisa, euro contro franchi o magari dollari contro euro, solito tranellino dell’affare irripetibile con guadagno a doppia cifra percentuale.
Le cose, per quel che si è capito, andarono così: privato pubblica inserzioni per la vendita di orologi che fanno bella figura tanto al polso quanto dietro ad una vetrinetta; privati rispondono dicendosi interessati, toh, Lugano ci andrebbe benissimo e ci facciamo anche una bella passeggiata sul “quai”, combiniamo quest’affare ed anche quell’altro di cui stiamo per raccontarle, risalire al primo paragrafo per la descrizione. Da questa parte, tempo zero, spia accesa; giù la cornetta, su la cornetta, cara Polcantonale ho qualcosa di tuo interesse. Individuazione, fermo ed arresto dei due uomini già alla prima occasione utile, con tanto di blocco della vettura da parte degli agenti della Polcantonale direttamente con vista lago, non si sa mai che all’intorno si muova qualche complice con ruoli da cintura di sicurezza. Quanto al denaro in arrivo dall’Italia, scopriremo fra un po’ – le indagini proseguono, da stabilirsi anche l’eventuale coinvolgimento del 60enne e del 66enne in altri episodi – se per questa edizione del “truco del cambiazo” fosse disponibile valuta falsa e basta, o valuta vera ma “segnata” in quanto provento di attività illecite e documentate, o valuta vera ma non utilizzabile perché proveniente da fardelli di banconote destinate al macero, e se nelle disponibilità dei due arrestati si trovassero anche strumenti come una macchinetta (taroccata) per la verifica delle mazzette di denaro ed altro che entra in gioco durante simili furbate.
Di sicuro, al momento, ci sono solo gli addebiti (tentata truffa, tentato furto, falsità in certificati) e l’avvenuta conferma del provvedimento restrittivo della libertà a carico dei due malviventi.