Non più quella sigla che, al di là del valore del sostantivo e dei suoi due aggettivi, dava l’idea di una certa qual solidità intrinseca, con le “P” esplosive bilabiali e con la “D” sonora quale contoide occlusiva dentale. Non più quella sigla che, finita troppo spesso nelle mani di autentiche genialità del “marketing” (genialità inespresse ed anzi implose, ahiloro), fu trattata a più riprese quale acronimo, e spesso forzata ad ispirazione di messaggi tra cui l’inobliabile “Per pedalare domani”, degnissimo antagonista dell’“Io rifletto e voto Plr” sulla sponda degli storici avversari di ieri e magari concubini, se non proprio coniugi, in un tempo futuro. Addio Ppd, non per fuga dal ruolo politico ma per abbandono di una veste che dopo 52 anni tanti hanno considerato logora, anche in Ticino: a Cadempino, oggi, la decisione finale del passaggio ad altra denominazione, che sarà “Il Centro” in calco di “Die Mitte” applicata nella Svizzera di lingua tedesca e del “Le Centre” diventato emblema in Romandia.
Decisione piaciuta a buoni 160 e rotti dei 182 aventi diritto di voto (12 i contrari, il resto tra bianche e varie) che si erano presentati stamane in sede congressuale a Cadempino; l’alternativa era “Alleanza di Centro”, non zuppa ma pan bagnato. L’atto di cesura è stato affidato alle mani di Fiorenzo Dadò presidente cantonale, forse uno tra gli ultimi ad aver superato la barriera della diffidenza su questo passaggio. Una volta convinto lui, dado anzi Dadò tratto.