Home CRONACA Covid-19, una mezza insurrezione contro il “Diktat” delle scuole aperte

Covid-19, una mezza insurrezione contro il “Diktat” delle scuole aperte

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All’Ordine dei medici non hanno dubbi (in tal senso anche le risoluzioni emerse nel corso d’una riunione straordinaria svoltasi iersera), né li hanno numerosi professionisti della sanità. E già ieri era accaduto che qualche amministratore pubblico, al “Diktat” giunto da Manuele Bertoli consigliere di Stato, rispondesse picche, in forma diretta o in via indiretta (a Monteceneri, con la chiusura degli immobili comunali a partire da lunedì; a Cadenazzo, con la concessione della libertà di frequenza al livello della scuola dell’infanzia, il che si traduce in libertà di assenza). Ma oggi la sconfessione è stata plateale, tanto nel Sopraceneri quanto nel Sottoceneri: quelle scuole dell’obbligo aperte per ordine superiore, mentre il “Coronavirus” impazza ed a dirlo è l’impennata nel numero dei contagi (vedasi in altra parte del “Giornale del Ticino”), incontrano scarsa simpatia e crescente avversione.

Vexata quaestio – Sgraditissima, e lo si coglie nei dialoghi sui treni e dalle chiacchiere via “Facebook”, la tesi secondo cui si tratterebbe di un problema “scolastico, non sanitario”; la percezione pubblica viaggia in direzione affatto opposta. E non sulla sola onda della “vox populi” hanno scelto di agire oggi sia Marco Borrradori sia Alain Scherrer, in nome dei rispettivi Esecutivi comunali a Lugano ed a Locarno, decretando la libertà di azione tanto per le scuole elementari quanto per le scuole dell’infanzia; alle istanze pervenute dalle famiglie, dove elevato è il timore di contagio da contatto tra studenti e studenti e/o studenti e docenti, si è aggiunta la constatazione del calo delle presenze tra i docenti, calo cui è seguito un progressivo esaurimento del “serbatoio” dei supplenti. L’esempio ed il modello di verbanesi e ceresini sono stati seguito da Agno (con effetto da domani) e Magliaso (con effetto da lunedì 16 marzo), sempre con provvedimento per ora limitato nel tempo a domenica 29 marzo e con libertà di scelta (aule aperte e presidiate, assistenza garantita dai docenti, ma nessuna obiezione ed anzi massimo rispetto ai genitori che preferiranno tenere a casa bambini e ragazzi). Sulla stessa linea Gravesano e Bedano; di avviso opposto Bellinzona (il che non sorprende) e Sessa (qui, tuttavia, in presenza del rischio di congelare l’attività di alcune sezioni). Unanime e ferrea la posizione dei municipali di Torricella-Taverne: a testa alta, perché la salute pubblica viene prima d’ogni altra cosa, chiudere e chiudere e basta.

Ma qualcuno fa le stizze – Piuttosto noto è il fatto che, a rigore della Legge sulla scuola, l’obbligatorietà della frequenza a scuola è di pertinenza cantonale. Assai più chiaro, in questo momento specifico, è il fatto che esiste una pandemia, che alcune scelte si sono rivelate insufficienti o inadeguate o erronee, che il diritto dei genitori viene prima di qualsiasi “ukase” e che, in ultima analisi, l’eventuale perdita di un anno scolastico non dovrebbe costituire un dramma (ma dovrebbe affrontare una battaglia anche in sede giudiziaria chi, al momento della valutazione dell’allievo, si mettesse in mente l’ipotesi di considerare come assenze le astensioni dalla frequenza causa “Coronavirus”). Non casuale, e segno anzi di un certo nervosismo nei corridoi del Dipartimento cantonale educazione-cultura-sport, la diffusione di dati statistici in tempo reale e pertinenti all’intero territorio cantonale: “Stamattina erano regolarmente a scuola il 77.95 per cento degli allievi delle scuole medie ed il 79.70 per cento degli allievi delle scuole dell’infanzia e della scuola elementare”, in sostanza quattro su cinque, e che il tasso di presenze è “molto vicino o superiore all’80 per cento” (Mendrisiotto, 79.51 per cento; Bellinzonese, 81.07 per cento; Locarnese, 83.90 per cento; Tre valli, 85.73 per cento) “eccezion fatta per il Luganese”, dove il valore si situa appena al di sopra del 70 per cento (71.74). Ancora, con riferimento alle sole scuole comunali (infanzia ed elementari), ostentato un tasso medio di presenze “pari a quasi l’80 per cento” (Mendrisiotto-Basso Ceresio, 83.80; Locarnese-valli, 86.00; Bellinzonese-Tre valli, 76.70; Luganese, 76.20); tutti dati spendibili, tutti dati che sarebbero stati da corroborarsi con le cifre reali (numero di allievi, e magari anche il numero dei docenti), tutti dati ben poco rappresentativi dell’“idem sentire” in ampia fascia della popolazione e degli amministratori pubblici. I quali, in ultimo e solo con qualche eccezione, non hanno esitato a prendere le parti delle famiglie.