(ULTIMO AGGIORNAMENTO, ORE 11.33) Vie di uscita, nessuna se non il resistere; e resiste bene, il sistema sanitario ticinese, nella risposta alla seconda offensiva del “Coronavirus”, non sussistendo al momento quel tipo di criticità che imporrebbe alchimie e sacrifici sensibili nella gestione dell’ordinario, concetto da tradursi sotto le specie della rinunzia – per quanto temporanea – ad altra tipologia di urgenze. Dall’ormai puntuale rilevazione di giornata, ieri sull’alba di oggi il percorso, dobbiamo dunque apprendere che resta fuori dall’orizzonte il sospiratissimo zero in una qualunque tra le voci da pandemia: tre, invece, le altre vittime per causa diretta o per concausa, e diventano 416 nel complesso su suolo cantonale, spartiacque quel periodo estivo in cui del Covid-19 sembrava si potesse incominciare a parlare al passato e che ai 350 o 351 decessi “ufficiali” si fosse quasi certi di non dover più aggiungere né unità né tantomeno decine, come invece s’ha da constatare nei 65 morti dal momento in cui il contagio ha ripreso a marciare, addirittura a velocità doppia ed a volumi doppi e tendenti al triplo; con le 336 nuove positività, difatti, il dato cumulativo si situa ad 11’530 persone colpite, e di queste solo 3’530 all’incirca sono ascrivibili alla prima fase; in altre parole, dai tamponi sono stati riscontrati 8’000 casi solo nella seconda fase, proporzione circa due e un quarto ad uno.ù
Sempre alto (38) il numero dei nuovi pazienti all’ingresso in ospedale, a fronte di 16 dimissioni; nel saldo, 329 sono ora i degenti all’interno di strutture nosocomiali, con incidenza all’8.21 per cento da parte dei soggetti in cure intense, 27 in tutto. Fermi infine all’altr’ieri i riscontri sulle persone in isolamento (1’405) e sulle persone in quarantena (2’950).