(ULTIMO AGGIORNAMENTO, ORE 11.22) Si faccia avanti e metta fuori la faccia chi, davanti a questi numeri, si sente di affermare che le cose stanno andando meglio. Otto vittime in più – in tempi non cloroformizzati, in tempi nei quali non avesse preso piede l’“A chi la tocca, la tocca” del Tonio manzoniano, otto morti nell’arco di 24 ore costituirebbero almeno motivo di pianto irrefrenabile, e di qualche interrogativo cui in ultimo si pretenderà risposta senza sviamenti -, otto vittime in più, si diceva, sulla lista di coloro che il Covid-19 infuriante in Ticino ha strappato, e fanno 219 corpi senza più vita, e tale rimane la linea perché nulla è statisticamente rilevante nel passaggio fra i 13 decessi di un giorno ed i 10 o gli otto e poi di nuovo i 12 di quelli seguenti. Né trovasi motivo di incoraggiamento – anzi, basta un raffronto per far emergere altre e fondate preoccupazioni – nelle dimissioni di 27 pazienti, per un totale di 447; quando ci troviamo ormai nel mezzo della settima settimana dal primo contagio conclamato; nello stesso lasso di tempo risultano infatti 55 i nuovi contagiati, in proporzione due contro uno, per un totale di 2’714 ovvero lo 0.77 per cento circa dell’intera popolazione nel Cantone. Riscontro a livello federale, con riferimento alle cifre proposte sul portale www.corona-data.ch (al momento, aggiornati i valori di 10 Cantoni su 26): 23’472 contagiati (più 180; Vaud davanti a tutti con 4’235 casi, seguono Ginevra con 3’993 e Zurigo con 2’807, Ticino in quarta posizione), e 910 morti.