Sull’onda delle decisioni assunte nella notte a Roma circa la lotta al contagio da “Coronavirus” (vedasi il resoconto in altra parte del giornale), e nell’attesa di chiarimenti – è attesa una “nota esplicativa” – in ragione della palese “zona grigia” lasciata dal decreto del presidente italiano del Consiglio, prime prese di posizione al di qua della ramina con riferimento ovvio e primario alla situazione dei frontalieri dalle province lombarde e piemontesi. In ampia articolazione la nota-stampa di fonte Lega dei Ticinesi, tra “solidarietà ai territori ed alle persone colpite” e condanna dell’incertezza cui il testo del provvedimento sta condannando autorità cantonali, autorità federali, operatori di sicurezza al confine e cittadini stessi; al momento – dicono da via Monte Boglia in Lugano – non sussiste infatti chiarezza sulle modalità attuative, da parte dell’autorità centrale tricolore, di tale decreto per quanto riguarda i frontalieri, ovvero “se anche a loro verrà impedito di uscire (dalla Lombardia e dal Verbano-Cusio-Ossola e dalle altre aree sottoposte a quarantena forzata, ndr) per venire a lavorare in Svizzera”. Ma qualora un intervento mirato e specifico non avesse luogo? Qui, risposta secca: i confini sono da difendersi, ovvero da chiudersi, “in modo da tutelare la popolazione ticinese e svizzera, in particolar modo quella dei nostri anziani” (nella foto di Giovanni Vanacore-“Giornale del Ticino”, il valico a Chiasso-strada).
Si può, non si può, c’è di mezzo Schengen, ma Schengen viene in second’ordine rispetto alla salute pubblica? In casa Lega dei Ticinesi nessun dubbio: la situazione ha caratteri propri dell’emergenza, dunque sia attuato il blocco. Blocco, semmai, con uno scampolo di minima e marginale concessione, ossia permettendo l’accesso “ai soli frontalieri (che risultino, ndr) indispensabili per il funzionamento del nostro sistema sanitario”, mentre da fermarsi sarebbero tutti gli altri “e, in particolare, i 45’000 frontalieri (due terzi del totale) che lavorano nel terziario”; il che equivale a dire, per estratto dell’estratto, che indifferibile è il sigillare la frontiera, salvi i soli ed effettivi casi di rigore. Chiosa: “La situazione italiana è da tempo fuori controllo”, e l’avvenuta rilevazione in Ticino del maggior numero di contagi da “Coronavirus” è da ricondursi “evidentemente” alla “contiguità con la Lombardia e con il Verbano-Cusio-Ossola in regime di libera circolazione delle persone”; è dunque “tempo di decisioni coraggiose”, dacché in caso di mancata chiusura, provvedimento per il quale “ci aspettiamo dal Consiglio federale un doveroso gesto di responsabilità (…) (a tutela) dela salute dei cittadini, soprattutto quelli più vulnerabili”, “nel giro di breve tempo il Ticino si troverà nella (medesima, ndr) condizione della Lombardia”.