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Consiglio federale, entrano Albert Rösti ed Elisabeth Baume-Schneider

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Un bernese in quota Udc, ed è Alberto Rösti; una giurassiana in quota Ps, ed è Elisabeth Baume-Schneider. Nel giro di due ore e scampoli la Svizzera di governo si diede stamane un nuovo assetto nell’Esecutivo, dovendosi surrogare i dimissionari Ueli Mauer e Simonetta Sommaruga; nel primo caso, senza sostanziale discussione, mentre nel secondo si è avuta l’impressione di un gran pateracchio per assenza di spirito di concordanza a monte, cioè nella costruzione e nella raccolta di consenso esterno al Partito socialista sulle candidature. Tanto che l’elezione della quasi 59enne di Saint-Imier – a proposito: è la decima donna ad entrare nella stanza dei bottoni, e per la prima volta il Cupolone è presidiato da un’esponente del Cantone numero 26 – giunse nelle seguenti condizioni: a) terzo scrutinio; b) contro l’orientamento prevalente nel suo stesso schieramento, godendo l’avversaria diretta – ossia la 60enne Eva Herzog da Pratteln nel Cantone di Basilea-campagna – di una certa qual preferenza: c) con il minimo edittale dato dalla maggioranza assoluta delle schede, cioè 123 su 245, ossia con la peggior elezione di tutti i tempi (50.20 per cento) fra i 15 consiglieri federali socialisti (vero è tuttavia che per Simonetta Sommaruga, 13.a in questa graduatoria, si rese necessaria una quarta votazione, mentre sia Micheline Calmy-Rey sia Moritz Leuenberger passarono soltanto al quinto giro, praticamente per estenuazione dei parlamentari); d) in risicatissima prevalenza, ad ogni modo, sulla citata Eva Herzog che era stata inserita nel “ticket” graniticamente preteso in sola declinazione al femminile e che dagli 83 consensi al primo turno era salita a 105 nel secondo ed a 116 per l’appunto nel terzo (in altre parole, e con richiamo anche al punto precedente, sarebbero bastate quattro schede per ribaltare la tendenza ed una scheda per portare i membri dell’Assemblea federale a doversi esprimere per una quarta volta).

Al punto (d), ora mero corollario ma stamane punto focale dell’imbarazzo negli ambienti della Sinistra, il “vulnus” dato dall’ampia simpatia manifestatasi verso un “outsider”, in questo caso uno che secondo i vertici socialisti nemmeno si sarebbe dovuto mettere a disposizione stante la pretesa alla “Aut Caesar aut nihil”: lo zurighese Daniel Jositsch, 58 schede per lui al turno inaugurale quando Eva Herzog stava per l’appunto ad 83 ed Elisabeth Baume-Schneider stentava sotto la tripla cifra (96). Albert Rösti, per parte sua, se l’era vista facile al primo turno, spuntando 131 consensi su 245, due le schede bianche, 14 le disperse, 98 i voti andati al concorrente Hans-Ueli Vogt. Entrambi i neoconsiglieri federali, alle ore 10.35, hanno giurato con le tre dita ben estese; tutto dunque concluso, compreso il sereno congedo dai futuri ex-consiglieri federali. La composizione del Consiglio federale è ora data da tre francofoni (Alain Berset e Guy Parmelin oltre ad Elisabeth Baume-Schneider), tre germanofoni (Viola Amherd e Karin Keller-Sutter oltre ad Albert Rösti) ed un italiano; in verità, Elisabeth Baume-Schneider è di chiara ascendenza germanofona, dal Seeland bernese dove vivevano i nonni.

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