Il suo nome compare ancora – basta che si faccia una ricerca su InterNet – tra i promotori di eventi legati ai diritti umani, e come autore di testi sull’importanza della partecipazione dei giovani al mondo degli adulti, ed ovviamente in varie espressioni autoreferenziali funzionalmente ai ruoli occupati nel corso della carriera in àmbito pubblico. Da oggi lo stesso nome figura anche, ed in modalità definitiva, tra quelli dei condannati per coazione sessuale e violenza carnale: non ha infatti presentato ricorso al Tribunale federale l’ora 61enne che, ai tempi in cui era dipendente dall’alto profilo dell’Amministrazione cantonale nel contesto del Dipartimento cantonale sanità-socialità, e nello specifico parliamo dell’anno 2004, ai sensi di quanto emerso e stabilito in sede processuale ebbe rapporti non consensuali con una 18enne che frequentava il servizio di cui lo stesso funzionario era di fatto responsabile. 18 mesi con sospensione condizionale per due anni, come stabilito a fine aprile nella sentenza uscita dalla Corte d’appello-revisione penale (giudici Giovanna Roggero Will, Rosa Item e Chiarella Rei-Ferrari), l’entità della condanna; in primo grado, alle Assise criminali in Lugano, nel gennaio 2019 era stata riconosciuta la sola coazione e limitatamente ad un episodio, il tutto a tradursi in mera pena pecuniaria e con il beneficio della sospensione. Il verdetto era stato oggetto di impugnazione sia da parte del già funzionario sia da parte della procuratrice pubblica Chiara Borelli.