(ULTIMO AGGIORNAMENTO E RIEPILOGO, ORE 21.55) Dall’esaltazione per l’avvenuta conferma della maggioranza in Governo – e per la riconferma di Norman Gobbi e di Claudio Zali, consiglieri di Stato uscente – ad un drastico ridimensionamento nel Legislativo, ridimensionamento in parte compensato dall’Udc, alleata ma anche amicanemica interna all’alleanza di Centrodestra. Giorno di tensioni e di forte perplessità, in casa leghista, via via che dallo spoglio del secondo “round” di schede si confermava un vistoso arretramento quasi su posizioni dei tempi in cui il movimento di via Monte Boglia a Lugano si presentò per la prima volta sulla scena granconsiliare. Ma non solo qui le note negative dallo scrutinio ora portato a conclusione con la firma sull’ultimo plico del 106.o Comune: devastati i socialisti, maltrattati i liberali-radicali che pure restano prima forza per numero di consensi, vincenti per contro gli udicini (che tuttavia non approdato alla doppia cifra nel numero dei deputati, dopo aver cullato a lungo tale ambizione), felici gli ex-pipidini ora rinominatisi Centristi perché un pareggio in cifre ed in effettivi era quanto di meglio essi potessero augurarsi.
Il potere logora – Detto di un livello di partecipazione al 55.99 per cento, e non c’è di che rallegrarsi per l’ennesimo calo di interesse, il quadro sinottico racconta cose facilmente percepibili, e che si elencano per ordine decrescente di grandezza. Punto primo, la flessione del Plrt, 4’196’486 voti, 23.76 per cento Iera al 25.33 per cento nel 2019) il riscontro equivalente a 21 seggi. Punto secondo, la tenuta dei già “azzurri”, 3’083’207 voti, 17.46 per cento (era al 17.63) e 16 rappresentanti sul lato destro dell’aula di Palazzo delle Orsoline a Bellinzona. Punto terzo, la prestazione sciagurata dei leghisti, ridotti a 2’641’225 voti cioè 14.95 per cento (erano al 19.87) e 14 deputati; qui una parziale compensazione (cannibalistica?) sull’evidenza degli udicini, 1’818’055 voti uguale 10.29 per cento (erano al 6.79) e nove biglietti d’ingresso. Punto quarto, la bomba esplosa in casa socialista: dopo il colpo al fegato subito ieri sulla non brillantissima elezione di Marina Carobbio Guscetti nell’Esecutivo cantonale, cattive nuove per i soli 2’344’283 voti – non si dimentichi: con l’apporto del “Forum alternativo” – che stampano una quota al 13.27 per cento (era al 14.47) e 12 rappresentanti. Volendosi qui ricomprendere i partiti di maggioranza nell’Esecutivo e quelle che, pur stando fuori dalla stanza dei bottoni, hanno una relazione a miglior vincolo con forze governative, in salvataggio all’ultimo istante sui cinque eletti restano i “Verdi del Ticino”, 957’967 voti e 5.42 per cento (erano al 6.63).
Siamo piccoli ma ci siamo – Serviti a puntino quanti si aspettavano una frammentazione epocale: alle spalle dei “Verdi del Ticino”, ben 13 i seggi strappati da sei formazioni tra note ed esordienti, un terzetto più cinque coppie sicché nella prossima legisltura nessuno viaggerà in solitaria. Premiato “Avanti con Ticino & lavoro”, 648’121 voti uguale tre presenze e 3.67 per cento (nessun riscontro possibile); a due eletti approdano “HelvEthica” (411’374 voti ossia il 2.33 per cento, nessun riscontro possibile), “PiùDonne” (346’796 voti ossia l’1.96 per cento; era al 2.07), Partito comunista più Partito operaio e popolare (342’739 voti ossia l’1.94 per cento; come Partito comunista più Indipendenti era all’1.23, mentre il Partito operaio e popolare si era presentato quattr’anni or sono in lista comune con il “Movimento per il socialismo”), “Movimento per il socialismo” più Indipendenti (297’709 voti ossia l’1.69 per cento; era al 2.39, tuttavia con l’apporto del Partito operaio e popolare) e “Verdi liberali” (279’097 voti ossia l’1.58 per cento; erano all’1.04). Come si nota, distanze rilevanti – oltre 132’000 voti – fra testa e coda sul filo della doppia rappresentanza. Frustrate invece le speranze di “MontagnaViva” (seconda bocciatura consecutiva, 148’900 voti pari allo 0.84 per cento; sino a buona parte del pomeriggio il seggio pareva invece in cassaforte) e “Dignità ai pensionati” (145’275 voti pari allo 0.82 per cento).
Il primo partito è… – Con 27’573 schede su un totale di 121’103 valide (1’794 le nulle ossia 1.43 per cento, 2’584 le bianche ossia 2.06 per cento; 125’481 i votanti), dominio incontrastato delle “senza intestazione”, 22.77 per cento (nel 2019, 19.74 per cento). Un’occhiata ai motivi di nullità: schede con segni di riconoscimento o con espressioni estranee, 183; schede non ufficiali, zero; schede completate o modificate non a mano o illeggibili, due; schede contestate nulle a livello comunale, 363; schede non intestate recanti troppi voti preferenziali, 53; schede senza intestazione con troppi voti preferenziali, 57; schede con troppe intestazioni e nessun voto preferenziale, 363; schede con troppe intestazioni e con troppi voti preferenziali, 26; schede senza intestazione e nessun voto preferenziale, 747. Al 91.39 per cento i voti espressi per corrispondenza.