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Calcio / Euro 2024: perfida Albione, la Rossocrociazia fuori ai rigori

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Nella partita in cui più ha meritato, sull’indecorosa patataia di Düsseldorf, la Rossocrociazia pedatoria esce dagli Europei 2024 – stadio dei quarti di finale – cadendo ai rigori contro la più che mai perfida Albione: perché stavolta nemmeno Yann Sommer detto “il Prodigioso” è riuscito ad opporsi alla serie dal dischetto, cinque su cinque da Cole Palmer, Jude Bellingham, Bukayo Ayoyinka Saka, Ivan Toney e Trent Alexander-Arnold, sul conto dell’altra parte l’errore determinante, proprio al primo colpo, di Manuel Akanji (a segno invece Fabian Schär per l’1-2, Xherdan Shaqiri per il 2-3 e Zeki Amdouni per il 3-4; ovviamente non battuto l’ultimo tiro). In precedenza: primo tempo con unica informativa su una conclusione deviata in calcio d’angolo da Granit Xhaka; due tocchettini (testa, 51.o, e piede, 56.o) di Breel Embolo quale prodromo al vantaggio (75.o, roba molliccia su palla scema filtrante da Dan Ndoye e che passa tra le gambe di un difensore, viene sporcata da un altro ed infine deviata con mezza punta da metri uno); pareggio di Bukayo Ayoyinka all’80.o (per la descrizione vedasi più avanti). Qui di séguito gli spunti di cronaca a modo nostro.

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Sinceramente detto: l’“Andiamo a fare la storia” (quasi per ogni commentatore si tratterebbe di andare a “fare la storia”, in questa partita) è una cretinata. Se la disputa di un quarto di finale agli Europei di calcio è “fare la storia”, come la mettiamo con Nicolao della Flüe ed Eulero ed i due Bernouilli e Jean-Jacques Rousseau e Carl Gustav Jung ed Henry Dunant e Le Corbusier e qualche altro che ci intasa la memoria?

Inni nazionali. Siamo alle solite: per la Rossocrociazia canta uno su tre, quelli in bianco fanno invece blocco comune. Si pareggia, invece, in monellaggine dei bimbi costretti ad accompagnare i calciatori sul campo ed a stare lì davanti durante i momenti ufficiali: un salutino alla telecamera per parte.

Minuto nove e secondi 28: Rsi, facci un piacere, spegni ‘sto “color commentator” che intralcia soltanto il sin troppo paziente Armando Ceroni. A noi serve una telecronaca, non il “Kaffeeklatsch”.

Allo scoccare del quarto d’ora, Harry Kane – sarà l’unica apparizione nell’intero primo tempo; si buscherà un giallo a metà ripresa quale altra attestazione dell’esistenza in vita – prova a rivendicare un rigore. L’arbitro Daniele Orsato replica che no, non è fallo il battito eccessivo di ciglia da parte dell’avversario.

Da colleghi a colleghi: si è disposti a sopportare espressioni come “aggredire lo spazio” solo se ci troviamo a bordo dell’astronave “Enterprise” ed il comandante James Kirk si è svegliato con due lune storte e vuol dare una lezione ai Klingon, tanto per farsi passare il malumore.

Giusto perché si sta parlando di questioni siderali: primi 29 minuti di partita, il nulla cosmico.

Traversone di Fabian Schär dalla destra. Gli ecopirla di “Renovate Switzerland” festeggiano: “Il buco dell’ozono è opera dell’uomo, ora ne abbiamo la prova”.

Prove di dialogo sullo stretto tra Remo Freuler e Breel Embolo. Geometria dice però che tu non fai triangolo con due soli lati.

Una nota una di cronaca: al 44.o, incursione di Saka sventata da Xhaka. Che poi balla la haka.

Declan Rice, centrocampista difensivo dei “Tre leoni”, prezzo 120 milioni di franchi più il contratto. Da presidente del Legislativo cantonale, Michele Guerra sta già cercando in Inghilterra un gonzo cui vendere la squadra dei deputati del Gran Consiglio: sai mai che salti fuori qualche soldino per dare una mano alle casse cantonali.

Primo intervento di Jordan Lee Pickford su tiretto di Breel Embolo (citato in prologo di cronaca). A proposito di Jordan Lee Pickford: il portiere degli albionici non è parente naturale di alcun Pickford sulla faccia della Terra a parte suo padre Lee, che ottenne il cambiamento legale del cognome da “Pigford” – traducibile come “guado per i maiali” (similmente ad “Oxford”, inteso come “guado per i buoi”) – per via dei facili soprannomi irriverenti; in verità, Jordan Lee Pickford era nato come Jordan Lee Logan, e difatti suo fratello – Richard Adam, calciatore già professionista con il Darlington ed anche in Svezia e negli Stati Uniti – porta il cognome Logan. Quando passi attraverso varie identità, il carattere si forgia per forza di cose.

63.o, fuori Ruben Vargas e Fabian Rieder, dentro Steven Zuber e Silvan Widmer. Resta la rima, numericamente le lettere restano uguali (cinque più sei e sei più sei contro sei più cinque e sei più sei), per l’equilibrio. Del resto, il selezionatore si chiama Murat Yakin (cinque più cinque. Cinque più diventa anche il voto finale, toh).

Pensiero deferente e quasi affettuoso ad uno stimato ed amato collega di casa Rsi, iperelvetico per fede pedatoria ma con mostruosa passione per il calcio d’Oltremanica: egli sta di sicuro tirando moccoli. Ad entrambe le squadre.

Fallo veniale di Bellingham, centrocampista di Albione. Hey Jude, don’t make it bad.

Sbinocolata in passaggio dalla Rsi alla Rai. Il tempo di sentire tre pronunzie (su tre) fra il bislacco ed il fantasmagorico, non che si pretenda un “bachelor” in lingue ma all’antenna non puoi andare con il certificato di livello “A-meno-1”, e si torna dall’Armando.

Sullo 0-1, dalla panca degli albionici, Gareth Southgate selezionatore va ad inventarsi rimedi e ne cambia tre di colpo. Tipo “poker” del pomeriggio di Santo Stefano, quando sei rimbambito per l’eccessiva crapula ed hai in mano una coppia scrancia e non speri nemmeno, ma tiri ad indovinare.

Uno sbandamento, Bukayo Ayoyinka Saka libero sull’estrema dei 16 metri, diagonale, e come nella banda dei cinque, l’incredibile banda, nessuno obbedisce nessuno comanda, è l’80.o e la palla incoccia sul palo interno e diventa 1-1. Si andrà ai supplementari.

Okay, anche Declan Rice sa fare cose: una botta al 94.o, Yann Sommer dimostra il suo. Ma 120 miliioni di franchi per il sullodato, no.

Harry Kane, impalpabile, si infortuna rovinando addosso al suo allenatore e schiantandosi sulla panca della sua Nazionale. La miglior notizia possibile, nell’immediato, per Gareth Southgate. E persino il cambio forzato con Ivan Toney si rivelerà decisivo.

Messaggi in bottiglia: 116.o, Xherdan Shaqiri centra la traversa direttamente da calcio d’angolo; 118.o, Zeki Amdouni spara una botta e Jordan Lee Pickford sventa; 119.o, deviazione sfortunata di Silvan Widmer. Tre fatti così sono una sentenza: all’ergastolo.

Gareth Southgate va avanti e, nel frattempo, conquista il “Premio Più culo che anima”. A salario viaggia sull’equivalente di oltre cinque milioni di franchi l’anno; per raffronto, il neoinsediato primo ministro del Regno Unito, al secolo Keir Starmer vincitore delle Legislative, riceve attorno all’equivalente di 200’000 franchi l’anno. E Keir Starmer, tra l’altro tifos sfegatato per l’Arsenal, almeno una visione di gioco – gliela riconoscevano quando militava negli Homerton Academicals – ha sempre avuto.

Ottavi di finale, salvato da un goal di Jude Bellingham al minuto 98 (poi supplementari e vittoria). Quarti di finale, salvato da un goal di Bukayo Sala al minuto 80 (poi rigori e vittoria). Per due volte Gareth Southgate è stato richiamato all’Ufficio informazioni dell’aeroporto, quando ormai si trovava già al… cancello sud per il viaggio di ritorno.

Non l’abbiamo con lui, ma Southgate pare sempre avere un ass nella Manica.

Prime, drammatiche conseguenze dell’eliminazione di Yann Sommer e compagni: niente più panino ad un franco, in occasione delle partite della Rossocrociazia, nei “McDonald’s”; e niente più birrino offerto, ad ogni goal della Rossocrociazia, all’“Osteria Al ponte” di Maggia frazione Aurigeno, sulla Cantonale, lato ponte sulla Maggia verso Aurigeno e Moghegno.