Partita perché così bisogna definirla, in verità uno “scrimmage” prolungato in cui far ruotare giocatori a tonnellaggio misto, avvicinandosi l’inizio della stagione pedatoria 2025-2026 tra massima serie e Coppa Svizzera; ad ogni modo, un’amichevole tra gente che si conosce e che si frequenta – due ticinesi sulle panche, Mattia Croci-Torti da una parte e Mauro Lustrinelli dall’altra – e che tra l’altro si ritroverà alla prima di Dna, e risultato gonfio che non ha premiato il Lugano, in effetti sconfitto per 2-4 dal Thun questo pomeriggio a Balerna, 250 i tifosi affluiti. Tanto calcio avendo i due tecnici scelto di far disputare quattro tempi da 30 minuti l’uno, con rotazioni ripetute ad esaurimento dei disponibili (prima notula: ai bianconeri mancavano soggetti vari tra cui Mattia Zanotti, Ezgjan Alioski ed Albian Hajdari; curiosamente inserito in lista assenti anche Sebastian Osigwe, il quale Sebastian Osigwe si è fatto invece una mezz’ora in porta, rilevando Amir Saipi tornato all’agonismo per i primi 60 minuti ed infine lasciando il posto a Fotios Pseftis. Svista da estate, sebbene questa modalità da gatto di Erwin Schrödinger non faccia bene al portiere numero due che spesso, ed in ispecie al tempo del lungo infortunio di Amir Saipi, è stato chiamato al ruolo di titolare…
Amir Saipi, per l’appunto: per quanto tre delle reti ospiti siano a suo carico, stavolta zero virgola zero responsabilità. Nel senso: minuto 7, Christopher Ibayi per l’1-0 grazie ad un recupero su errore di impostazione dalla difesa (e che può mai fare il portiere a palla ciufolata in campo libero?); minuto 14, destro carogna di Vasilije Janjicic dai 16 metri dopo intervento miracolistico di Amir Saipi a scongiurare un goal già stampato da Genís Montolio; minuto 26, calcio d’angolo e difesa dai piedi incretati al suolo, non così per contro l’attaccante Elmin Rastoder in quello che ad un tempo sarebbe stato definito come “imperioso stacco”. Nel mezzo (23.o) il primo timbro di marca luganese, di fatto un autogoal di Marco Bürki che in verità intendeva anticipare Yuri Peverelli (chi è Yuri Peverelli? Un 18enne centrocampista fresco di contratto triennale, pare che accarezzi la palla con l’interno destro come Jair, e per ora ci si contenterebbe di metà della metà). Dall’1-3 al 2-3 al 79.o grazie a Georgios Koutsias, buttato nella mischia dopo la prima ora e tra l’altro poi capace di far sfiorare il 3-3 ad un compagno mirabilmente imbeccato. Ultimo messaggio ancora da Elmin Rastoder, al 109.o, per il 2-4 con fulminante girata al volo.
Impressioni, tre in croce. Primo: la ruggine si sta staccando, ma non tutti viaggiano ad un regime agonisticamente accettabile (si considerino gli impegni ormai incombenti in ConferenceLeague). Secondo: Mattia Croci-Torti ha bisogno di Ezgjan Alioski e di Mattia Zanotti (o di uno come lui, circa il cui futuro ben non si capisce se la pista felsinea si sia soltanto raffreddata) oltre che di… non insistiamo, va bene, ma in retroguardia manca un mastino che spaventi le caviglie altrui; davanti, vabbè, vince una bambolina il primo che porta o che trova un ariete, foss’anche macchinoso – ma solido – come l’Horst Hrubesch degli ultimi anni. Terzo: ci piacerebbe il poter dare un’occhiata al sacro libro degli schemi di Mattia Croci-Torti, sussistendo la sensazione di un paio di recenti acquisizioni ossia novità rispetto alla stagione scorsa. Tutto qui, per ora; ci si rivedere sabato 19 luglio, in serata, la Pro Vercelli quale ospite allo stadio di Cornaredo in Lugano.