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Appello “pro Gaza”, la politica si divide. E c’è chi non le manda a dire…

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Sostiene Norman Gobbi, direttore del Dipartimento cantonale istituzioni – quello più sollecitato nelle relazioni “extra moenia” – e presidente del Consiglio di Stato, che nel formulare la missiva partita oggi da Bellinzona governativa all’indirizzo del Consiglio federale circa la “questione Gaza” (vedasi in altra parte del “Giornale del Ticino”) l’autorità politica cantonale ha voluto evitare di prendere una posizione di carattere politico; egli lo afferma, e s’ha da credergli. Diremo tuttavia che, se corrisponde letteralmente a quanto poi reso noto alla stampa e pubblicato anche sul sito InterNet www.ti.ch, il testo è uscito maluccio, scritto cioè con i piedi, incompleto, con una struttura scazonte e tale da poter sembrare anche inadeguato. Una sensazione, null’altro; ma una sensazione sulla quale era opportuno andare alla raccolta di giudizi, a sostegno o eventualmente a confutazione delle tesi sostenute e/o, con maggior grado di probabilità, di alcune asserzioni.

Con cortesia, ed in ristrettezza di tempi sicché è possibile che alcune risposte giungano nelle prossime ore, su specifica istanza del “Giornale del Ticino” si sono pronunciati Fiorenzo Dadò (granconsigliere per “Il Centro” giàp), Fabio Schnellmann (granconsigliere per il Plr e presidente del Legislativo cantonale), Tiziano Galeazzi (granconsigliere per l’Udc) e Lorenzo Quadri (consigliere nazionale per la Lega dei Ticinesi). Ad una sorta di legittima sospensione del giudizio sceglie di fermarsi Tiziano Galeazzi (“Tema delicatissimo e tristissimo, preferisco non esprimermi”); “Certamente d’accordo” si dichiara Fabio Schnellmann, essendo “opportuno il dare un segnale a Berna” anche se “sinceramente non so quale efficacia avrà questo appello”. Decisissimo Fiorenzo Dadò: “Sì, certo. Trovo molto positivo il fatto che il Governo abbia preso posizione. Quello cui assistiamo tutti i giorni non si può più vedere; mi domando come sia possibile che ci sia ancora gente che sostiene il Governo criminale di Israele. Assolutamente per nessun motivo è giustificabile l’uccisione di civili e di migliaia di bambini”.

In diversa articolazione l’analisi di Lorenzo Quadri: “Il Consiglio di Stato non ha emesso un “cip” sulla rottamazione della neutralità svizzera, ed è riuscito anche ad approvare il mandato negoziale con la fallita Unione europea, mandato che già chiariva dove si sarebbe andati a parare con il trattato di sottomissione a Bruxelles, ed è rimasto citus mutus, come s’usa dire, circa la proditoria cancellazione dei Cantoni dal voto popolare sul citato trattato di sottomissione. Ma adesso l’Esecutivo cantonale – quell’Esecutivo che non alza la voce quando avrebbe il titolo e la legittimazione per farlo – si sente improvvisamente investito da competenze, che non ha, in àmbito di politica estera e per di più sulla guerra nel Vicino Oriente. Ovviamente esso fa questo dimenticandosi della strage commessa dai terroristi di “Hamas”, strage da cui tutto ha avuto inizio. A Berna, la Sinistra “pro-Pal” nemmeno voleva che “Hamas” fosse classificata come associazione terroristica, in nome del consueto sistema dei due pesi e delle due misure in auge da quelle parti”. Poi, una valutazione di sistema: “Anche tante altre, nel mondo, sono oggi le guerre. Tante; ma, a parte questa o poche altre, il resto è considerato non degno di nota. E che succede? Succede che la maggioranza del Municipio di Lugano segue le orme del Governo cantonale. Ma via: da quando in qua la politica estera è di competenza comunale? L’autorità si inchina a “gruppi” che firmano appelli e che esercitano pressioni, attingendo da narrazioni di parte in cui non mancano le notizie farlocche tra l’altro diffuse pari pari dalla stampa di regime, quella che si autoproclama “baluardo contro le fake news” e che pretende sempre più sussidi. Visto che il sistema ha dimostrato di funzionare, aspettiamoci il “bis”, ed il “ter”, ed il “quater”…”.