All’ipotesi di una “BancaStato” che inglobasse a blocco unico le attività ticinesi della “Banca della Svizzera italiana”, anni addietro, nessuno avrebbe creduto: per differenze di orientamento, per questioni strategiche, ed in ultima analisi perché nel “mare magnum” del possibile – tra fusioni, cessioni di ramo d’azienda e “spin-off” magari funzionali a future aggregazioni – si sarebbe stati orientati a conferire maggior tasso di probabilità ad altro genere di operazioni per mano di altri attori. Un minimo tasso di sorpresa, pur in contesto finanziario nel quale il sorprendersi ed il manifestare stupore da encomiastica meraviglia sono ormai valute che molti spendono anche per le inezie, impone dunque l’odierna notizia del trasferimento al “Gruppo BancaStato” di tutte le attività territoriali – da Chiasso ad Airolo, da Brissago a Lumino – nell’area “retail e commerciale” della Efg, il che significa patrimoni e crediti per dichiarati “oltre 1.2 miliardi di franchi”. Già: preso (ovvero ceduto, secondo i distinti punti di vista) il ramo di azienda, presa (ovvero ceduta) anche la clientela. Il tutto da concludersi alla svelta, ché ostacoli non vi sono né vi saranno: se proprio non si aggiunge una pioggia di cavallette alla serie di sciagure registrata nel 2020, dicasi che il quadro sarà stato ridefinito e cesellato entro la fine di marzo 2021
Secondo lettura “ufficiale” e concordata tra le parti, trattasi di progetto ben concepito, ben sviluppato, ben strutturato e limato ed infine ben portato a compimento con la firma avvenuta nelle scorse ore: un notevolissimo “win-win”, pertanto. A quale prezzo, non si sa: d’acchito viene escluso un costo sociale, nel senso che “non ci saranno licenziamenti” (ma l’espressione, di suo e di per sé, vuol dire poco); in verità, “meno di una decina” di collaboratori transiterà dalle dipendenze della Efg a quelle della “BancaStato”, garantite le “medesime condizioni contrattuali”; probabile un risparmio in strutture e dislocazioni; in “BancaStato” vien detto che gli “asset” ormai acquisiti sono perfettamente coerenti – un’attestazione di congruità che necessariamente consegue ad attenta analisi su singoli casi-campione o su documentazione oltremodo precisa – con il modello in essere e con la politica di affari praticata; per la “Efg international”, che i residui Bsi raccolse e riorganizzò dopo la tempesta d’or è un lustro, questa cessione diventra prodromo per un maggior orientamento verso le attività di “private banking” che costituiscono “il nocciolo delle sue attività bancarie”. Quanto maturato, raccontano, è tuttavia da interpretarsi in modo più ampio: non un progetto-“spot”, firma e stretta di mano e tanti saluti e buona fortuna a te e buona fortuna a me, ma “una base per future strategie commerciali” tra le due entità. Il che potrebbe significare, al di là delle differenti sigle operative, una “frontline” in cui il funzionario consulente agisca a spettro più ampio, valorizzando il proprio (cioè quel che egli rappresenta in nome del proprio istituto) ma trovandosi legittimato anche ad offrire l’altrui (cioè quel che è nel ventaglio delle proposte del “partner”).
Chi vivrà, vedrà.