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Addio a Franco Celio: fu granconsigliere, docente e polemista “di cuore”

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Non serviva l’essere d’accordo con lui per stare allo stesso tavolino dell’“Incontro”, a due passi dalla foca antistante Palazzo delle Orsoline in Bellinzona: egli sapeva che al buon polemista – e su alcuni temi, si pensi al mondo della scuola, era polemista nato fatto e finito – mai conviene il chiudere la porta del dialogo; a volte, anzi, sul finire d’una dissertazione stravinta egli lasciava un quesito in sospeso, confidando nell’abilità dell’interlocutore a lanciarsi verso la ciambella di salvataggio, in modo che nessuno si trovasse ad alzarsi poi dalla sedia serbando astio o irritazione. All’età di 72 anni è deceduto nelle scorse ore Franco Celio, leventinese di Quinto frazione Ambrì che fu suo diuturno domicilio, già docente alle medie per otto lustri e poi pensionato, granconsigliere in quota Plr per la metà circa di questo tempo (ingresso nel Legislativo ad inizio maggio 2000, fine percorso ad inizio maggio 2019); innumerevoli i passaggi tra le varie commissioni (Scolastica, Sanitaria, Revisione legge sul Gran Consiglio, Pianificazione ospedaliera, Pianificazione territorio, Legislazione, Gestione-finanze, Energia, Costituzione-diritti politici, Bonifiche fondiarie). Ancora più lunga la partecipazione attiva alla vita comunale: dal 1976 al 2008 quale consigliere comunale a Quinto, poi per otto anni da membro del Municipio.

Varie le attività svolte in enti territoriali tra cui l’“Associazione Comuni ticinesi” e la fondazione del “Centro biologia alpina Piora”; significativa la produzione pubblicistica e libraria, tra cui “Gli uomini che fecero il Ticino”, “Momenti di storia ticinese”, “Le parole della politica” e l’eccellente “Lo sciopero generale del 1918”, sottotitolo quel “Verso la Repubblica elvetica dei Soviet” che comparve con un punto interrogativo a rappresentazione di scenari dell’“allora non impossibile”.