Abituati come si è a considerarlo un vendifumo millantatore cacciaballe, e che qui a bottega – chissà se altri possono dire lo stesso… – è sempre stato trattato come tale, quasi ci si meravigliava dallo stato di apparente latenza del sedicente imprenditore Alessandro Proto, che pure in una “e-mail” di domenica 12 agosto 2018 ci… ringraziava “per l’interesse dimostrato” verso di lui il giorno precedente (su queste pagine era uscito un commento ironico all’ennesimo comunicato-stampa farlocco, quello su un’asserita consulenza al calciatore Luka Modric per l’acquisto di una villa in zona di confine) e che ci annunciava di essere al mare da “circa un paio di mesi” e di essere “in forma per la nuova stagione lavorativa”. Quasi ci si meravigliava, ma senza avvertire un effettivo disagio (né lo si era avvertito sugli insulti e sulle minacce di querele venute negli anni da un sedicente collaboratore di Alessandro Proto stesso) per la persona in sé: ad un Alessandro Proto si fa la tara come ad un qualunque Miles gloriosius plautino o ad un Capitan Matamoros nella commedia dell’arte, e viene anche da pensare che sull’altro versante bisogna essere gonzi se si abbocca agli affari iperbolici ed ai rendimenti stratosferici ed alle linee internazionali di credito che si materializzano da un minuto all’altro ed alle partecipazioni a cordate che manco Warren Buffett al meglio delle sue attitudini profetiche in materia di finanza, e che il gonzo non merita una particolare simpatia, e che ad ogni modo se la vedano Alessandro Proto ed il gonzo medesimo.
Tutto ciò sino a iersera, ad un servizio trasmesso da “Italia 1” nel corso del programma “Le iene”. Quadro di riferimento: Alessandro Proto in carne ed ossa si presenta, sotto allettamento dato da un provino per eventuali apparizioni televisive, e dice di essere prontissimo a raccontare tutto ed a mettersi a nudo, oh, con il sottinteso del contesto che non potrebbe non essere di primo livello, benissimo per lui sarebbe ad esempio il “Porta a porta” condotto da Bruno Vespa su Rai1. Al momento in cui irrompe in scena Veronica Ruggeri intervistatrice delle “Iene”, vabbè, il registro cambia ma l’intervistato non si scompone – e qui entriamo in un campo che brucia – davanti alle contestazioni che gli vengono mosse: si tratta infatti non di un qualunque tizio che alla “Proto group limited” con sedi dichiarate a Milano Londra New York abbia versato quattrini per un servizio mai ricevuto, ma di una donna malata di cancro che sostiene di aver dato ad Alessandro Proto, in più tempi e sotto crescente pressione psicologica, tutto quel che aveva e persino quello che non aveva, e di essersi insomma ridotta sul lastrico e di non avere nemmen più i soldi per tirare a campare quel poco che tempo che le resta. In tutto, 130’000 euro, i risparmi di una vita. Quale la dinamica, quale la logica? Risposta: induzione sino al soggiogamento per mozione degli affetti, cioè – tale l’affermazione su cui si fonderebbe l’intera vicenda – dacché alla donna Alessandro Proto avrebbe rivelato e confidato di aver perso di recente una figlia a causa di un tumore e di non avere i soldi per farle il funerale. Quello l’inizio, un prestito o una dazione da 900 euro. Cui, con il passare delle settimane e sul sopraggiungere di altre disgrazie in serie (ii figlio 17enne “ricoverato in una clinica psichiatrica in Svizzera” ed il rischio di un immediato arresto per mancati pagamenti, ad esempio) e di contrattempi e di problemi vari e di trasferte rinviate e di altro ancora, si sarebbero aggiunte vagonate di altre richieste via via soddisfatte e sino alla concorrenza della cifra indicata.
Alessandro Proto, assai poco – leggasi: per nulla – convincente nel negare e nel fornire frammenti di risposte durante l’intervista, avrà forse modo di spiegarsi in presenza di un’eventuale denuncia: è cittadino italiano, i fatti ebbero luogo tra cittadino italiano e cittadina italiana e di certo in parte su suolo italiano, la competenza è delle autorità italiane, eventualmente inquirenti ed eventualmente giudiziarie. Sulla pelle è però corso un brivido, “et pour cause”. Difatti: o Alessandro Proto spiega alla svelta e dimostra di non aver nulla a che fare con la ricostruzione fornita dalla sua accusatrice ed insomma rientra nel pentagramma dell’assai benevola descrizione che egli dà di sé stesso (“Sono un imprenditore che ha fatto cose un po’ particolari nella sua vita, come il far circolare notizie vere o non vere o false per ottenere visibilità e per generare lavoro”, lasciando “che la fantasia si mescolasse con la realtà delle cose”), o si ha a che fare con un tizio che esercita le capacità di manipolazione senza riguardo alcuno per la condizione umana del prossimo (e chi sia malato di cancro è quintessenza della condizione umana, quale che sia la prognosi); si avrebbe di fronte non più lo spaccone inventaimbrogli e generatore di operazioni balenghe, ma l’individuo che si depriva della sua umanità e che diventa autore di una coercizione psicologica, adducendo stati di necessità su basi inesistenti ed approfittandosi di chi si trovi, per ragione evidente, in stato di fragilità e/o di prostrazione. E sarebbe lo stesso Alessandro Proto che, espulso dal territorio svizzero con divieto di ritorno sino al 2022 (sua tesi davanti alla telecamera delle “Iene”: un gioco sporco orchestrato su pressione del “Federal bureau of investigation”…), ad agosto dello scorso anno ci spedì una foto di sé in spiaggia e raccontò di confidare assai nei suoi legali, messi all’opera “per fare in modo che io possa rientrare in Canton Ticino, cosa che auspico molto probabile, non essendoci motivi validi per non farlo”. Motivi validi? Ciascun giudichi sul piano dell’etica e della morale.