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A margine / Quarantena covidiana per i sanmarinesi, uno schiaffo al buonsenso

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Sfuggono oggettivamente alla comprensione umana i criteri – e non ci si parli di algoritmi: nel caso del Covid-19, di modelli previsionali sbagliati sono piene le forre, materia buona per prossime riflesioni – sulla scorta dei quali una realtà territoriale entra o esce dalla lista di Paesi o regioni caratterizzate da “elevato rischio di contagio”, stanto al dotto parere di Berna federale per tramite di apposito ufficio deputato alla sanità pubblica. Da lunedì, per esempio, nessun obbligo di quarantena sarà più imposto a coloro che giungano dal Belgio, dove nel passaggio da mercoledì a giovedì ed in quello da giovedì a ieri furono riscontrati 633 e 630 nuovi contagi rispettivamente, dunque sui livelli massimi rilevati sabato 29 agosto (647) e non in alcuna altra data precedente venerdì 21 agosto; in 48 ore, pertanto, il saldo dei casi “attivi” (nuovi contagiati meno dimessi meno deceduti) salì di 1’216 unità. Sempre a partire da lunedì, per contro, nell’elenco dei reprobi entrerà San Marino: dove, se valgono le indicazioni riportate da più fonti e tra di loro concordanti, 42 in tutto sono stati i morti, l’ultimo dei quali nel transito da venerdì 22 a sabato 23 maggio, e nell’arco degli ultimi tre mesi emersero 55 nuovi contagi in aggiunta ai 680 registrati sino a quel momento; o, se si vuole, possiamo parlare di 37 nuovi contagi da martedì 23 giugno ad oggi, ed i casi “attivi” – nella stragrande maggioranza dei casi, causa rientri – constano in numero di 33.

Dicano, ci raccontino, ci spieghino allora, e con dovizia di particolari: perché l’obbligo di 10 giorni ininterrotti di quarantena, al domicilio o in alloggio “adeguato”, se si torna dall’aver trascorso 24 ore ed un minuto nel territorio sanmarinese – in tutto e per tutto osmotico con l’Italia (Marche ed Emilia-Romagna) nei 39 chilometri dei suoi confini – in uno qualunque degli ultimi 14 giorni precedenti l’ingresso su suolo svizzero, mentre ciò non vale se si siano anche fatti bagordi senza protezione alcuna nell’ultima casa della Strada provinciale numero 131 in quel di Montescudo-Monte Colombo, provincia di Rimini (Italia), a distacco dalla Serenissima Repubblica in Castello (equivalente del Comune) di Faetano sul torrente Marano, al cui confronto il Dirinella è un Orinoco molto largo e tanto tanto impetuoso? Le frontiere fra San Marino ed Italia, dopo poco meno di due mesi all’insegna del blocco totale, furono riaperte martedì 5 maggio, e parliamo di quattro mesi esatti retrocedendosi nel computo da stamane; qual è la logica nel distinguere tra sammarinesi-no e riminesi-sì, per di più contro l’evidenza delle cifre? Ma poi, da quando un consigliere federale non va in visita a San Marino, almeno per avere contezza delle sue peculiarità confinarie?

Peraltro, e nondimeno: quale fondamento per la “riabilitazione” del Belgio, sui due piedi, quando i numeri indurrebbero invece a cautela? E, allargandosi lo spettro, come mai non sussiste più restrizione alcuna dal Kazakistan, dove aggiunsero 126 nuovi casi domenica 30 agosto, 111 nuovi casi lunedì 31 agosto, 77 nuovi casi martedì 1.o settembre, 72 nuovi casi mercoledì 2 settembre, 88 nuovi casi giovedì 3 settembre, 89 nuovi casi ieri e 104 nuovi casi oggi? E, più di tutti, mentre la stampa mondiale ci parla del Messico quale area altamente problematica (tra l’altr’ieri e ieri, 6’196 contagi in più per un totale di 623’090 persone, e 522 morti ad aggiungersi ai 66’329 computati sino al giorno prima ovvero 2’693 altre vittime nel volgere di una settimana), come mai il Messico stesso esce dall’elenco?