Home CRONACA A margine / Ehi, questo nuovo capo ha proprio l’“X-factor”

A margine / Ehi, questo nuovo capo ha proprio l’“X-factor”

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Nell’incombere della calura agostana, e dopo tutte le traversie dateci dalla prima parte del 2020, il fatto è passato quasi sotto silenzio: il 48enne Gabriele Fattorini con domicilio in Sementina, economista aziendale per formazione, dapprima in àmbito amministrativo comunale e dal 2002 all’Ufficio invalidi della Divisione azione sociale-famiglie in seno al Dipartimento cantonale sanità-socialità, è stato nominato alla guida della Divisione medesima. Non proprio un avvicendamento di quelli ordinari, l’arrivo di Gabriele Fattorini sulla tolda di comando: primo, perché ciò accade in subentro al 46enne Renato Bernasconi, annunciatosi partente sull’onda dello “tsunami” da cui venne investita la Divisione azione sociale-famiglie nel caso dei mandati per la sicurezza attribuiti alla “Argo1” (proprio una cosuccia, di fatto costata la fiducia in seno al Partito popolare democratico – ed il seggio in Consiglio di Stato, sino alle ultime Cantonali – a Paolo Beltraminelli); secondo, perché Renato Bernasconi – dato e indicato in quota liberale, ma con significativi agganci in altro contesto – non cade né male né in piedi ma semplicemente si trasla e non se la passerà poi così male, essendo egli in uscita a fine ottobre ed in approdo, dal giorno dei Santi, al ruolo di direttore amministrativo della Supsi “nell’àmbito dell’implementazione del nuovo modello organizzativo” (tra l’altro, con poderosa estensione del potere decisionale, che dalle finanze e dal “controlling” si estenderà alla gestione delle risorse umane, all’informatica e persino agli asili-nido della Supsi). Terzo elemento da considerarsi, almeno sul piano temporale: Renato Bernasconi, in posizione apicale alla Divisione azione sociale-famiglie, è rimasto per un periodo effettivamente breve, avendo egli preso il posto di Claudio Blotti – ora primo manovratore alle Fart, quale direttore sotto presidenza di Paolo Caroni – sostanzialmente nel 2017; evidenza che parcheggiamo qui, e che potrebbe risultarci utile fra un po’.

C’è infatti un quarto aspetto che, come si usa dire, è frutto del caso (ma se è frutto del caso, ora che ci pensiamo, la casualità non c’entra e non può entrarci), o del fatto che in fondo nell’ambiente ci si conosce tutti, o di entrambe le cose, o insomma non facciamo dietrologia ed atteniamoci ai fatti: Gabriele Fattorini, oltre che direttore della “Pro senectute Ticino e Moesano” sin dall’agosto 2012, è dal 2015 anche alla presidenza dell’“Associazione ticinese istituti sociali”, in sigla “Atis”; uno di quei consessi – nessuno si senta offeso – che spuntano in cronaca sì e no due volte l’anno, di massima in coincidenza con l’assemblea ordinaria e poi (ma nemmen sempre) sulla richiesta di una presa di posizione. Colpa senza dubbio dei giornalisti, che in un Cantone dai contenuti associazionistici manifesti ed in qualche caso vilupposi mal riescono a districarsi ed a rilevare, per esempio, che Gabriele Fattorini diventò presidente dell’Atis nel giugno 2015, prendendo il posto della già pluriparlamentare Celestina “Mimi” Lepori-Bonetti; e diventò presidente raccogliendo, tra gli altri, il plauso di Claudio Blotti presente all’assemblea quale direttore della Divisione azione sociale-famiglie, ma questo è il meno anche se sul nome di Claudio Blotti si appuntarono gli strali, per presunto maggior carico di “responsabilità individuali” e già simili espressioni lasciano il tempo che trovano, nella confusissima “inchiesta” sul pasticcetto della “Argo1”; coincidenza da “Toh, guarda chi si vede” è invece quella pertinente al resto del quadro ufficiali alla Atis, perché l’elezione di Gabriele Fattorini a timoniere coincise con quella di un vicepresidente nella figura di un altro dal nome di arcangelo, Raffaele per battesimo, De Rosa per ascendenza familiare, pipidino così come fu la Mimi consigliera nazionale. Cioè l’odierno direttore del Dipartimento cantonale sanità-socialità, cui Gabriele Fattorini prossimo direttore della Divisione azione sociale-famiglie dovrà riferire e dal quale dovrà dipendere.

Sì, qualcuno proverà ad obiettare che in fondo la Atis è solo un gremio di rappresentanza, un consorzio in cui ci si confronta sulla gestione di temi quali disabilità, dipendenze e centri giovanili minorili; il che è, ma solo per un lato, dovendosi considerare anche il significativo bacino di consenso che è rappresentato dalle circa 40 realtà aderenti, con buoni 1’500 collaboratori posti da tempo sotto contratto collettivo e gran parte dei quali ben aventi famiglia; e Raffaele De Rosa, in quel del Palazzo delle Orsoline in Bellinzona, si troverà a dettare linea politica per la Divisione azione sociale-famiglie a colui che, da suo presidente, dettava la linea strategica nell’universo Atis che con la Divisione azione sociale-famiglie è sempre stato in vincolo a doppia corda e moschettoni agganciati. Tutto nella logica, tutto opportuno. In quell’uomo c’è il cosiddetto “X-factor”. O, perlomeno, un “X-Fattorini”.

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