Home ECONOMIA “Neutralità climatica”, banchieri in campo: da villa Negroni idee e richieste

“Neutralità climatica”, banchieri in campo: da villa Negroni idee e richieste

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Un atto di coraggio, il rimettersi a parlare di “neutralità climatica” e di emissioni su livelli di una dignitosa economia “green” nel tempo in cui dalla penuria di risorse potrebbero derivare immediati chiari di luna sia nell’industria sia nelle economie domestiche. In realtà, “nihil vetat quominus”: il concetto di “transizione energetica” viene di certo speso con una certa faciloneria, di sicuro sull’argomento si esprimono anche soggetti dalla non comprovata e non comprovabile competenza, ma resta il fatto che il tema è da affrontarsi sia sul piano tecnico (e ci sono gli specialisti) sia in chiave di corollario necessario e non eludibile. L’hanno fatto oggi, con originale chiave di lettura, i partecipanti al convegno accolto da villa Negroni in Vezia sotto gli auspici dei responsabili del “Centro studi”, immancabile la prolusione di Franco Citterio quale direttore dell’“Associazione bancaria ticinese”, punto di riferimento il ruolo che verrà assunto dal comparto creditizio nel sostegno agli investimenti necessari per centrare gli obiettivi in materia. Obiettivi – sia espresso il pensiero fuor dalle stanze dell’ufficialità – non poco pretenziosi, valendo quale base quell’“Accordo di Parigi” che le autorità elvetiche scelsero di sottoscrivere con dubbia lungimiranza, impegnandosi – no: impegnando la generazione politica a venire – al conseguimento della “neutralità climatica” entro il 2050.

Partenza ad “handicap” – Molte, e di spessore, le osservazioni emerse e le raccomandazioni formulate. Stato dell’arte: un terzo delle emissioni di gas serra è imputato agli edifici, ed in Svizzera l’età media degli immobili viaggia sui 45 anni; il che non costituirebbe di per sé un problema, se non fosse che in gran parte di tali stabili le isolazioni sono di bassa qualità o deteriorate o quasi del tutto assenti, ed inoltre gli impianti tecnici risultano sofferenti, ed ancora l’usura del tempo pesa sui sistemi di riscaldamento e sulle loro tecnologie, diciamo così, fra l’antiquato ed il vecchio “tout court”; per entrare nella logica del traguardo fissato, e gli intervenuti al convegno sanno far di conto, è quantomeno da raddoppiarsi (dall’uno al due per cento) il tasso di ristrutturazione. Previsione: dal finanziario, per tramite dell’erogazione di crediti e del mercato di capitali, potrà giungere sino al 91 per cento dei 387 miliardi di franchi – leggansi tre-otto-sette – che costituiscono una stima attendibile a rigore di studio realizzato sotto patrocinio dell’“Associazione svizzera banchieri”. Conseguenza, ed era questo il “focus” dell’incontro: per transitare in salute sotto lo striscione della sostenibilità si dovrà imboccare il sentiero di ipoteche a loro volta sostenibili. E qui i relatori sono stati concordi: pur con tutta la disponibilità di questo mondo e cioè pur essendo nelle intenzioni degli operatori finanziari (e nel loro interesse) il supporto ai proprietari di immobili, è il caso che ci si tolga dalla testa un “Alleingang” del comparto su questo terreno; nessuna ricetta è scritta, ma la premessa sta in condizioni-quadro idonee ed alla cui scrittura sono chiamati a concorrere tutti gli attori sulla scena, “dal pubblico al privato”.

Fra criteri e strategie – Scritto come si è scritto circa la concordanza nella lettura dello scenario a medio ed a lungo termine, e giusta la menzione di alcuni interventi in ragione delle evidenze suggerite. Da Alberto Celletti, referente per la responsabilità sociale in casa Abt, il richiamo al contesto normativo ed il riepilogo delle ultime direttive sui crediti sostenibili; per voce di Andrea Schweizer, in rappresentanza della “Scuola superiore per le scienze applicate-Zhaw” di Winterthur, la presentazione di uno studio nel quale figurano varie soluzioni funzionali all’integrazione dei criteri di sostenibilità anche nell’àbito creditizio; urgente, ad avviso di Helen Tschümperlin Moggi (responsabile dell’area “Finanza” al “Centro studi villa Negroni”, l’investimento nella formazione dei consulenti. Tanta di quella carne al fuoco, signori, da richiedere un’intera nuova lingua ed un’intera nuova sintassi. In immagine, i relatori al convegno.