Detto e scritto già ieri tutto quel che sulla “Conferenza di Lugano” era di qualche interesse per le autorità federali e cantonali, e lo si fece in trascrizione pedissequa acciocché niuno potesse avvertire uno iato, in 10 punti vediamo di collocare questo appuntamento nel mondo reale.
– Già viste varie “convention” in cui si sarebbe parlato – e si parlò – degli scenari del domani. Mai vista una “convention” in cui si debba parlare di ricostruire senza che s’abbia nemmen l’idea di quale sarà il padrone di casa fra sei mesi, fra un anno, fra cinque anni (il verbo “ricostruire” è mentalmente da coniugarsi solo al futuro, in quanto esso richiede tempo, e quel tempo che non può essere preterito).
– Nutriamo autentico terrore al solo immaginare quel che verrà scritto domani sera (“rectius”: la bozza è preconfezionata da giorni) nel testo della “Dichiarazione di Lugano”. Regola del caso: meno sostantivi, meno aggettivi, meno avverbi, meno verbi sia possibile. Limitarsi ai segni di interpunzione, anzi.
– Una “convention” di questo genere, cioè un appuntamento al quale mancano tutte le parti effettivamente interessate fatta eccezione per i delegati di una delle nazioni in conflitto, ha utilità assai marginale; è come se a Yalta non si fosse presentato Theodore Roosevelt e Iosif Vissarionovic Dzugasvili detto “Stalin” avesse delegato Lev Borisovic Rozenfeld ovvero Kamenev a rappresentarlo (ops, non possibile: Kamenev già liquidato in una delle grandi purghe); per tanto così esistono i giri di “e-mail” quale premessa ed un bel collegamento su piattaforma “Zoom” quando si tratti di giungere alla carrellata finale di opinioni.
– Fonti ufficiali riferiscono che sono stati rinforzati i dispositivi di sicurezza e di gestione dell’evento rispetto al passato, e quale parametro precedente viene presa la visita compiuta da Mike Pompeo, al tempo segretario di Stato Usa, nel giugno 2019. Sulla gestione, ricordandosi lo scarnazzo e gli ingorghi da cortei e sirene in ogni dove, speriamo davvero che la precedente esperienza sia stata di insegnamento.
– Non facciamo finta di non capire che, per quante armi abbia ricevuto, l’Ucraina è militarmente soccombente e sta perdendo questa guerra. Non facciamo finta di non sapere che, per quanti problemi interni possano incontrare e per quante difficoltà non contemplate stiano affrontando, i russi vantano largo controllo su molte città strategiche in territorio ucraino, e non viceversa. Non facciamo finta di non aver compreso quanto questo conflitto sia utile a terzi. Non facciamo finta di non conoscere gli effetti della propaganda. Non facciamo finta, infine, di non sapere che metà degli odierni interlocutori politici a Lugano saranno decaduti dagli incarichi politici fra meno di cinque anni e che le promesse valgono meno dell’inchiostro con cui esse sono scritte.
– Auspicio: Ignazio Cassis eviti di fare il primo della classe e di promettere denaro per questa ricostruzione. Sino ad ora, proprio per via dell’avvenuta organizzazione della “Conferenza di Lugano”, l’unica a metter soldi sul piatto è stata la Svizzera.
– L’annuncio della “Conferenza di Lugano” non ha scaldato cuori ed animi. In verità, non ha scaldato nemmeno i polpastrelli dei giornalisti. Per stare anche soltanto alla stampa cartacea d’appena oltrefrontiera, zero menzioni dell’appuntamento sulle prime pagine di “Corsera”, “laRepubblica” e “La Stampa”. Idem in tv, in radio, sui servizi omologhi al “Teletext”. “Lugano? Vorrete dire Lugansk, dove si combatteva… No, Lugano non ci risulta, quando hanno prenotato, i signori?”.
– Nella migliore delle ipotesi saranno qui cinque capi di Governo ed una dozzina di loro delegati diretti, via, eleviamoli al grado di plenipotenziari per quanto essi non lo siano effettivamente. Di quel che debbano fare gli altri – compresi i 60 (sessanta) e rotti dall’Ucraina – non si ha idea.
– Vediamo di essere quel che siamo, cioè persone civili. Solo un imbecille, tanto di più nella circostanza specifica, potrebbe essere sprezzante verso poliziotti, militari, collaboratori ed ogni altra figura investita di ruolo nel segno della sicurezza; se siamo in zona e ci fermano e ci chiedono i documenti e quale sia la nostra destinazione, sorridiamo e siamo partecipi anche se questo ci fa buttar via minuti normalmente preziosi.
– Se non abbiamo davvero bisogno, stiamo alla larga da Lugano per un paio di giorni.