Grazie all’attenzione della collega Cristina Casari, che sin dai tempi condivisi tre decenni addietro sott’altra parrocchia ha l’abitudine di scovare chicche persino in angoli remoti di illeggibili pagine a stampa, prendiamo atto della quasi incredibile offerta di lavoro comparsa su un quotidiano di casa nostra or è qualche giorno. Cercasi infatti una sperimentata “colf-babysitter-educatrice”, ruoli già impegnativi per rilevante monte-ore nel corso della giornata, ma di più: disponibilità al soggiorno permanente nell’abitazione del datore di lavoro oltre che a viaggi dalla durata prolungata, ovviamente al servizio della famigliola intiera figliolanza compresa; capacità di gestire – sul serio: hanno scritto “gestire” – sino a sei bambini (per buona memoria, il limite per l’attività di una mamma diurna è fissato ad altrui cinque bambini; sopra questa quota scatta il “Kinderheim”) oltre a due cani (occasionalmente, e ad ogni modo viene precisato trattarsi di animali dalla piccola taglia. Provate a campare con due chihuahua irosi dall’alba al tramonto, e chiederete asilo politico alla Cayenna, piuttosto che tornare nella stessa stanza con le bestiole). Indiscutibilmente un profilo complesso, quello della “colf-babysitter-educatrice”; qualcosa di molto simile ad un’istitutrice “d’antan” con multiformi attitudini, anche perché non vi è menzione di personale ausiliario che sia eventualmente deputato a cooperare nell’arco delle 24 ore.
In effetti, l’unica forma di personale ausiliario che l’aspirante a tale posto di lavoro potrà avere è… sé stessa. Quali requisiti di base, infatti, figurano anche: a) piena padronanza del portoghese brasiliano e della lingua inglese; b) età compresa fra i 30 ed i 40 anni (ci spieghino poi come farebbe una 30enne a disporre di “comprovata e pluriennale esperienza nel settore”, stanti le peculiarità poste in istanza e che non rientrano fra gli oggetti di possibile trattativa); c) l’essere non fumatrice (comprensibile, i ragazzi, l’educazione, il salutismo, e via discorrendosi); d) l’essere titolare di licenza di condurre (ci può stare, ma qui prefigurano anche attività da autista); e) ancora, capacità di occuparsi delle commissioni e della cura della casa, spesa bucato pulizie et cetera; f) capacità di organizzare il guardaroba di famiglia; g) capacità di cucinare per tutta la famiglia (“compresa l’alimentazione per un neonato”; minimo minimo, quale titolo preferenziale, la spunterà chi presenti titoli accademici come medico nutrizionista) e con buone nozioni di cucina brasiliana; h) buona conoscenza di musica e folclore brasiliani; i) buone doti natatorie; j) nozioni mediche per bambini e ragazzi sino ai 14 anni; k) possesso del visto statunitense per attività lucrativa o disponibilità a presentare la richiesta, stanti i frequenti spostamenti della famiglia negli Usa. Tocco finale, alla lettera (l), disponibilità “a seguire un corso per il trattamento di pianoforti a coda per concerto”, ma tranquilli, solo su strumenti a marchio “Steinway”, quindi restano esclusi i “Bösendorfer” ed i “Bechstein”, sai il sollievo, salvo il caso in cui il capofamiglia si invaghisca di altro pianoforte ed allora dovresti ricominciare da zero, pena la perdita del posto.
Volendosi essere sinceri: sempre meglio un’inserzione assai particolareggiata che una congerie di frasi sfumate e possibilistiche, si evitano perdite di tempo ed imbarazzo ai colloqui, se ti chiedono “buona conoscenza del folclore brasiliano” devi aver studiato le tradizioni di almeno 20 dei 26 Stati federati più l’equiparato Distretto federale, suvvia, mica ce la si cava per l’esserci lustrati gli occhi nel guardare un documentario sulla Salgueiro o sulla Mocidade, scuole di ballo in competizione nel concorso principale lungo il sambodromo di Rio de Janeiro. Ma un profilo lavorativo di cotali nature, a men che trattisi di burla carnascialesca fuori periodo ed allora complimenti perché siete riusciti ad ottenere la nostra attenzione, è tecnicamente improbabile e situa in qualche modo già sui confini dell’illegalità. In ultimo: nemmeno si sta a discutere di salario, in un caso del genere, ché certe pretese odorano di schiavismo da società in guanti bianchi.