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Follow the goat / O della capretta che mi porto appresso

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Alessandro “Bubi” Berta, numero 60 sulla lista Udc numero 16 per il Gran Consiglio, è stato il primo candidato a scegliere il “Giornale del Ticino” per un’inserzione elettorale; e questo ci basta ed avanza per dedicargli, da oggi e per le prossime cinque settimane, una rubrica quotidiana in cui egli si racconterà e ci regalerà qualche impressione, magari due righe soltanto, magari una foto, magari un’articolessa. Per incominciare, la spiegazione sul titolo scelto per la rubrica…

La capra, già. The goat, in inglese. Perché la capra? Beh, facile: la capra, per prima cosa, è animale simpatico. Inoltre, è animale che appartiene storicamente al nostro territorio, e che giustamente fu rivalorizzato in tempi recenti. Ancora, è acronimo e “fil rouge” di un ipotetico programma, come dire che ad ogni lettera corrisponde un tema. Il primo, lettera “C” come casa. Dico che allo Stato è da chiedersi uno sforzo reale per promuovere l’acquisto di una proprietà privata anziché “consigliare” quella che spesso rimane soluzione palliativa ed a circolo chiuso – diciamo meglio: un cane che si morde la coda – con la formula dell’affitto a pigione moderata. Chiunque si sia avvicinato all’ipotesi di un’ipoteca per l’acquisto di un appartamento ben conosce le difficoltà, prima fra tutte la mancanza di capitale proprio (quel canonico 20 per cento che diventa cifra ben superiore, se solo si considerano le spese accessorie ma necessarie). Si domanda: possibile proprio che non si riesca per una volta ad importare il modello adottato in altre nazioni – oh, vituperata Italia, parlandosi in realtà dell’autonomissimo Sudtirolo cioè Alto Adige – laddove vengono concessi mutui a livelli più alti, con agevolazioni dal notevole spessore per l’acquisto della prima casa?

Il coefficiente di rischio sul bene in sé, e a dirmelo è un banchiere che sa fare i conti, non è molto differente fra un capitale proprio al 20 per cento ed un capitale proprio al 10 per cento; tanto di più che, per definire il quadro reale di partenza cioè il valore reale impegnabile per quello che si presenta ancora come investimento sano, basterebbe una seria consulenza, una consulenza non di parte, una consulenza in cui il privato sia messo sì davanti all’evidenza dell’impresa cui egli si dedica, ma anche invogliato a cogliere l’occasione ed a non buttare il denaro dalla finestra (1-continua).