Se metti gasolio nel serbatoio per la benzina verde, trattasi certamente di carburante ma non ci sarà modo di rimettere l’auto in moto; per analogia, se parti da un dato sbagliato, è largamente improbabile – unica eccezione: una coincidenza dettata dalla fortuità – che la tua analisi risulti giusta. Sufficiente a far inorridire qualunque allievo di quarta media al di qua della ramina è quanto comparso nei giorni scorsi su un paio di quotidiani “online” d’Oltreconfine, dicasi in un caso a Varese e nell’altro a Como, spunto le rilevazioni di fonte bernese sugli stipendi in Svizzera: titoloni cubitali circa i guadagni mostruosi, cifre da iperbole, commenti conseguenti su “bonus” e privilegi, et similia. Peccato che costoro abbiano scritto di “salario medio” – e da lì tracciando ragionamenti siderali – laddove i dati erano chiaramente pertinenti al “salario mediano”, che in aritmetica è proprio un’altra cosa. Dobbiamo dirlo: una cosa del genere, dagli autoreferenziali profeti del “fact checking” quale mantra quotidiano, proprio non ci aspettavamo. O forse sì, quando la conoscenza del Ticino e della Svizzera – come dimostrato dagli anonimi estensori di cotali sciocchezze – si limita all’occasionale visita ad un paio di stazioni di servizio tra Ligornetto e Càsima. Ad ogni modo, vale sempre una raccomandazione: prima di scrivere, saper leggere; prima di leggere, studiare.