Home CRONACA Lugano: scopa e paletta, ex-“Macello” ripulito nottetempo dalla polvere

Lugano: scopa e paletta, ex-“Macello” ripulito nottetempo dalla polvere

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(ULTIMO AGGIORNAMENTO E RIEPILOGO, ORE 10.19) Oh, quale iattura, quale disdetta. Nemmeno riuscì a giungere alla prima alba, un tempo del giorno che celluloide e racconti di guerra ci hanno tramandato essere il più denso perché capace di incarnare novelle speranze nel cuore e nell’anima di ogni resistente, la per nulla temeraria operazione “manu militari” che vari gruppi di soggetti orbitanti nella cosiddetta “area antagonista” avevano strologato nel pomeriggio di ieri, penetrando nell’area dell’ex-“Macello” di Lugano – zona compresa tra viale Cassarate e via Antonio Fusoni – ed in sostanza con l’intenzione di ripristinare una continuità storica interrottasi sette mesi prima, quando della struttura ebbero luogo sgombero e parziale demolizione. Nottetempo quell’azione su cui molte parole vennero poi spese (ma, se per il comune convivere valgono la legge e le sentenze, c’è un punto fermo dato dal ministero pubblico e prima del punto fermo sta scritto che abuso non vi fu. Non piace? Rangévas, l’è inscì); nottetempo, da parte dell’autorità costituita, l’intervento di disinfestazione condotto con i dovuti modi, risultando intollerabile l’occupazione di spazi che, al netto di ogni altra considerazione, erano stati interdetti al pubblico per ragioni di sicurezza.

In traduzione corrente, e senza che la si dovesse fare troppo complicata, quand’erano le ore 5.00 alcuni agenti si sono mossi ed hanno provveduto alla bonifica dei locali ossia al prelievo dei residui dimostranti, ché del considerevole contingente di cervelli portati ieri all’ammasso (pardon: ora si dice “assembramento”) era rimasto uno sparuto presidio, anarchia mon amour ma si va verso San Silvestro e di notte il freddo picchia eccome, signorina, e poi nessuno pretende che si debba fare la rivoluzione 24 ore su 24, ad esempio noi ex-“molinari” ossia “ex-macellari” ricorriamo spesso alla versione “light”, dormire a casa e tornare qui per la prima colazione, sempre che non si abbia lezione con il maestro di tennis. Come? Certo che c’erano qui i coraggiosi compagni a difesa delle rovine riconquistate e sulle quali faremo risorgere il sol dell’avvenir: all’occorrenza, se vi fosse cioè stata una minaccia qualsiasi all’integrità del nostro fortino, saremmo tornati tutti e più pugnaci che mai, in qualunque momento. Gli è che abbiamo trovato traffico, e siamo arrivati tardi, ecco.

La si racconta così, nei toni della commediola anche se in ‘sta storia non tutto è lieve (un poliziotto è finito in ospedale causa aggressione), per via della trama inconsistente sin dai primi momenti dell’assalto ad un luogo che in questa specifica fase dell’anno era privo di interesse per chicchessia; e nei toni della commediola s’ha da ricondurre il finale, paletta e scopino per liberare dalla polvere arrivata sino al tetto (ah, sì, giusto per l’aggiornamento cronistico: due tizi hanno provato a far resistenza dura e pura ancorandosi appena sopra un pluviale. Pallida imitazione delle proteste carcerarie “d’antan”, ma complimenti per il livello della cultura cinematografica). A conti fatti, l’effimera okkupazione dell’ex-“Macello” e quanto occorso all’intorno hanno prodotto: a) mobilitazione di poliziotti che di altro si sarebbero volentieri occupati, ché il tempo speso per formazione ed esperienza è funzionale a bisogni effettivi della collettività, e non agli umori di taluno che, peraltro ben abbindolato da un paio di improvvisatissimi “guru”, causa pandemia si trova nell’impossibilità di andare a Laax per la settimana bianca ed allora ripiega su uno scenario buono semmai per la sfida a paintball; b) gravoso dispendio di qualche flacone di “spray” urticante, causa contatto fisico intervenuto sul quadrante nord-ovest cioè dalle parti del Parco Lambertenghi; c) lancio di sassi e pietrisco e razzetti, da parte degli occupanti, all’indirizzo delle forze di polizia (constano alcuni contusi, tra cui una ragazza presumibilmente trovatasi sulla linea di tiro da fuoco amico); d) tentativo di mediazione (ma che c’era mai da “mediare”?) esperito da alcuni municipali e da una consigliera comunale; unica istanza accolta, l’abbassamento del volume dagli altoparlanti; e) tratti stradali circostanti a lungo interdetti alla circolazione veicolare; f) arresto provvisorio, dopo fermo avvenuto a metà pomeriggio di ieri, per un 36enne svizzero con domicilio in Leventina e per una 33enne svizzera domiciliata nel Mendrisiotto (entrambi con riferimento all’aggressione al poliziotto; conseguono addebiti per violenza o minaccia contro i funzionari); g) fermo di 11 soggetti (l’indicazione giunge da un comunicato di fonte Polcantonale) di cui viene verificata la posizione, e amen.

Ma che sia “amen” sul serio, stavolta. Manco più ci si diverte, a raccontare di burlette spacciate per rivoluzione.