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Pala & piccone / Variante covidiana, vediam vediamo a chi dare la colpa…

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Vecchia regola in certi ambienti: quando non sai con chi prendertela, cerca qualcuno o qualcuna che stia lontano e scarica su di lui la responsabilità. Se ti va male, non avrai che da correggere il tiro in seconda battuta; se ti va di lusso, nel senso che alla tua intemerata non giunge risposta perché da quelle parti nemmeno si accorgono dell’invettiva, beh, ti va per l’appunto di lusso, pillola sganciata e niente smentita, obiettivo centrato. Succede anche nell’era della comunicazione che si presume essere “globale”: globale solo in potenza, quand’invece è assai improbabile – potreste compilare voi stessi l’elenco degli ostacoli – che “tutti” vedano “tutto” quanto, e che chi sia chiamato in causa abbia anche solo modo di risultare informato. Per dire: abbiamo tutti un “browser” a disposizione, ma non è detto che in questo momento – per quanto si vada a cercare, per quante e precise chiavi di ricerca si utilizzino – siamo in grado di arrivare a sapere se a Buenos Aires o a Kiev qualcuno abbia appena scritto qualcosa circa noi.

Cotale e cotanta premessa per dire di Gualtiero “Walter” Ricciardi, medico con ruoli attoriali che secondo un’addomesticatissima paginata su “Wikipedia” sarebbero stati “di primo piano” ma nella filmografia si esprimono su vette ineguagliabili quali “Il mammasantissima”, “L’ultimo guappo” e “Napoli: la camorra sfida, la città risponde”. Giorni or sono l’ineffabile Walter, agendo quale consigliere (per nomina, e funzionalmente all’emergenza Covid-19) del ministro Roberto Speranza nel frattempo confermatosi a cavallo tra il defunto secondo Governo di Giuseppe Conte ed il neonato Governo di Mario Draghi, sparò a palle incatenate sulla Svizzera definendola sentina di ogni vizio covidiano, giacché a dir suo – del Walter di cui trattasi, s’intenda – il “Coronavirus” nella cosiddetta “variante inglese” è presente su suolo tricolore essendovi stato taluno che in Italia lo lasciò entrare, e questo taluno sarebbe per l’appunto la Svizzera, tra l’altro per una via specifica corrispondente agli impianti da sci. “Sarebbe” diciamo noi per ragioni di “consecutio”; Walter Ricciardi usò l’indicativo nella massima espressione di assertività. In condizioni relazionali ordinarie, e sappiamo bene che quanto dovrebbe essere ordinario non può oggi sussistere sia per l’essere complicato il quadro generale sia perché l’interlocuzione con le autorità italiane è tutt’altro che semplice sia perché sussistono dubbi sull’efficacia del latore elvetico di tale interlocuzione, davanti a simile asserzione Berna avrebbe dovuto richiamare l’ambasciatore per consultazioni o almeno produrre una sprezzante nota ufficiale di dissenso; l’insulto (è insulto, si capisca, quel che non corrisponde al vero e che viene propalato come accusa) rischiò invece di passare all’acqua bassa, sicché un portavoce dell’Ufficio federale sanità pubblica manifestò la necessaria ed opportuna presa di posizione solo dopo sollecitazione venuta dalla stampa, e dichiarò che non sussiste alcuna evidenza scientifica circa la tesi secondo cui i focolai della “variante inglese” in Europa avrebbero “avuto origine dagli impianti di risalita elvetici”. Al che Walter Ricciardi fece spallucce e bofonchiò qualcosa sul genere del magari non solo, ma abbiamo le nostre tabelle e le nostre tabelle valgono più della vostra verità.

Chissà se dalle tabelle e dai diagrammi di Walter Ricciardi, che è anche rappresentante dell’Italia al Consiglio esecutivo dell’“Organizzazione mondiale della sanità” (ma non uno che a nome della Oms possa parlare, come fu chiarito a muso duro con tanto di nota ufficiale; sussisteva il rischio di un’autentica usurpazione di ruolo, almeno nel percepito dall’esterno), risulta anche la massa dei frontalieri che possono viaggiare nell’uno e nell’altro senso, e senza limitazioni, da un anno a questa parte. E chissà se, nell’eventuale compresenza di freccine che si intersecano da un versante all’altro del confine, alle freccine medesime sarà conferito uno spessore a rappresentanza della dimensione dei flussi: per dire, 70’000 frontalieri in spostamento con frequenza media su ciascuno di quattro giorni la settimana (è un calcolo a spanne, considerandosi anche coloro che rientrano in Italia solo una o due volte la settimana) contro qualche migliaio di turisti occasionalmente giunti sulle piste elvetiche di sci. Così, nell’estrema eventualità, per far capire da dove spunti il sole e da dove prendano origine le celeberrime “probabilità” che piacciono tanto a Walter Ricciardi.

Post scriptum – Egregio signor consulente del ministro oltre che rappresentante italiano et cetera et cetera, le dice nulla il fatto che siano finiti in zona rossa cioè sotto isolamento due Comuni di confine, Viggiù in provincia di Varese e Re in provincia del Verbano-Cusio-Ossola, in entrambi i casi per la manifestazione di focolai? Colpa degli sciatori, per caso? In immagine, Walter Ricciardi.