Simonetta Sommaruga, presidente della Confederazione, è assai convinta di parlare un buon italiano; tesi tutta sua, perché vocaboli e solidità espressiva a lei vengono meno appena i discorsi si fanno un po’ più complessi (insomma, almeno alla tacca dell’“Ich denke dass…” tipico della maggior parte dei parlamentari ticinesi). Dite di no, dite che bisogna essere più clementi? Forse, ed allora vi diamo retta, e pertanto ci preoccupiamo ancora di più: nel preconfezionatissimo monologo che venne proposto oggi in corte interna del Palazzo delle Orsoline a Bellinzona, rilevata l’asserzione secondo cui al Ticino è sufficiente il dare un messaggio “e i turisti arrivano”, concetto condito con un sorriso alla “Voilà, dove sarebbe mai il problema, noi tutti amiamo il Ticino, ci siamo persi Pasqua ma non accadrà più”. Non vi è stato ancora tempo per sentire il pensiero di qualcuno che opera nel ramo, ma a questa stregua ci si interroga con stupore frammisto alla meraviglia del bimbo davanti alla ruota panoramica: perché mai chi gestisce le strutture promozionali del turismo ticinese dovrebbe formulare strategie e chiedere quattrini e pretendere persino di essere pagato per il suo lavoro, se nel modulato trillio dell’onorevole consigliera federale basta che si faccia un fischio e gli alberghi, i campeggi, i “bed and breakfast”, gli ostelli, gli appartamenti di vacanza, le seconde case ed i ristoranti si riempiono?