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Pareri sciolti / «Lasa, o votare o rifinanziare. E se votare non si può…»

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Possibile, probabile ma non certo, al momento, il rinvio delle consultazioni referendarie che a rigor di calendario sono tuttora fissate ad un mese da oggi, ossia con fulcro su domenica 26 aprile. Ma i fatti dicono che, sul futuro dell’aeroporto di Lugano-Agno, siamo ad un bivio senza opzioni: se si vota (in quale modo, e con quali rischi, stante l’incombente epidemia da Covid-19), ciò avviene senza dibattito, senza campagna e senza comunicazione, in sostanza essendo i cittadini stati privati del diritto di accesso all’informazione; se non si vota, mancano le risorse-“ponte” a garanzia del funzionamento della struttura e dei suoi collaboratori. Che fare? Interrogativi ed ipotesi di risposta, qui, nelle parole di Roberta Passardi, granconsigliera in quota Plr e presidente dell’associazione “AvioTicino”.

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da Roberta Passardi*

In questi giorni, tutti noi, senza distinzioni, seguiamo con apprensione l’evolversi dell’emergenza da “Coronavirus”. Chi ha definito questo virus come uno tsunami non ha né esagerato, né enfatizzato la situazione che stiamo vivendo (…). Tutto il Cantone è fermo, se si fa eccezione di farmacie, negozi alimentari e strutture sanitarie; cantieri fermi, fabbriche chiuse, amministrazioni pubbliche (comunali e cantonali) ridotte ai minimi termini, parrucchieri chiusi, centri estetici fermi, e tanto altro ancora. Le elezioni comunali sono state rinviate addirittura di un anno e le votazioni federali di domenica 17 maggio sono state rinviate a data da definire. Ma fra un mese, domenica 26 aprile, in Ticino dovrebbe tenersi la votazione sull’aeroporto di Lugano, dal momento che la Sinistra ha lanciato “referendum” sia sul messaggio cantonale, sia sul messaggio della Città di Lugano. La Svizzera e il Ticino sono fondate su un sistema democratico particolare e differente da molti altri Paesi occidentali. Il nostro sistema è fondato sulla democrazia semidiretta, in cui le iniziative popolari ed i “referendum” svolgono un ruolo essenziale nella vita democratica del nostro Paese. Ma quale dibattito si può animare sul futuro dell’aeroporto, se tutta l’opinione pubblica ticinese è giustamente preoccupata dell’evoluzione dell’emergenza da “Coronavirus”? Semplice: nessuno. Allo stato delle cose, in Consiglio di Stato non è ancora stato deciso se rinviare la votazione sull’aeroporto o no; ma è chiaro a chiunque il fatto che, se in Consiglio di Stato è stato deciso il rinvio delle elezioni comunali in Ticino e addirittura in Consiglio federale è stato deciso il rinvio delle votazioni federali di domenica 17 maggio, non è possibile il mantenere in calendario, come se nulla fosse, la votazione referendaria sui messaggi riguardanti l’aeroporto. Io stessa, sino a due settimane or sono, credevo che sarebbe stato possibile il mantenere la data di domenica 26 aprile per la votazione referendaria; la situazione inerente al “Coronavirus” si è però e notevolmente aggravata, portando il Governo cantonale a deliberare addirittura sulla chiusura dei cantieri e delle fabbriche (provvedimento che, a memoria, nessuno ha mai visto applicato nel nostro Cantone). Se in Consiglio federale hanno creduto opportuno il rinvio delle votazioni di domenica 17 maggio, come si fa a legittimare il mantenimento del voto per la votazione cantonale di domenica 26 aprile?

Il problema è che, se la votazione referendaria venisse spostata, ad esempio in autunno, automaticamente in fallimento andrebbe la “Lugano airport Sa-Lasa”, società di gestione dell’aeroporto. Di questo, infatti, si tratta: il “referendum” fu lanciato contro i due messaggi – quello della Città di Lugano e quello cantonale – funzionali ad un aumento di capitale, il che permetterebbe alla società di gestione di continuare l’attività per rilanciare lo scalo internazionale di Lugano; senza quell’aumento di capitale, di fatto la “Lugano airport Sa” non può far altro che fallire. Su tale scenario, in questo mese, avrebbero dovuto dibattere referendisti e antireferendisti: sull’avere – come sostengono gli antireferendisti – un aeroporto capace di sviluppare alleanze con piccole e medie compagnie aeree per garantire ancora voli di linea che possano fungere da volano per lo sviluppo dell’economia luganese (“in primis” il comparto del turismo e dei congressi) e dell’intero Cantone, oppure – come vogliono i referendisti – il mandare in fallimento la “Lugano airport Sa” e, di fatto, sul cedere a privati l’aeroporto, rendendo solo uno scalo per i “jet” di alcuni utilizzatori che risiedono in Ticino (scenario a cui gli antireferendisti non si oppongono per principio, ma che essi considerano elemento complementare alla strategia sopracitata, consci del fatto che questi soggetti privati hanno un ruolo molto importante per il nostro Cantone, non da ultimo al livello fiscale)? O, ancora, come sostiene una parte dei referendisti, chiudere del tutto l’aeroporto (con il rischio di destinarlo alla speculazione immobiliare), oppure riconvertirlo a polo sportivo (con ricadute molto negative per una zona che già vive una situazione di saturazione di traffico) o, più fantasiosamente, in campi di coltivazione di canapa? Al di là del come la si pensi, in questo momento non è possibile l’affrontare un dibattito approfondito ed articolato sul futuro di un’infrastruttura che potrebbe giocare un ruolo strategico sul futuro sviluppo del nostro Cantone. Non avrebbe tuttavia alcun senso, e sarebbe esercizio inutile, l’andare a votare a fine settembre o ad ottobre, con una “Lugano airport Sa” a quel punto già fallita…

Per questo, alla “Lugano airport Sa”, il Cantone e la Città di Lugano devono garantire mezzi finanziari per poter rimanere in attività fino all’autunno, quando vi saranno le condizioni per confrontarsi e dibattere sul futuro dello scalo. Mezzi finanziari, appunto: in un’interrogazione inoltrata giorni addietro al Municipio di Lugano, per contrastare gli effetti della crisi economica generata dal “Coronavirus”, nei giorni scorsi i consiglieri comunali Morena Ferrari Gamba e Luca Cattaneo hanno chiesto che sia fatto uso degli ultimi utili straordinari della “Aziende industriali di Lugano-Ail Sa”, cifra che più o meno ammonta a cinque milioni di franchi; concordo, ed una parte di questa somma sarebbe a mio avviso da utilizzarsi per permettere alla “Lugano airport Sa” di arrivare fino all’autunno, in modo che si possa rinviare la votazione referendaria senza che la società sia portata al fallimento. Oltre che del futuro e delo sviluppo che si vogliano attuare in Ticino, è di primaria importanza il tener conto del fatto che ci sono 74 professionalità attive allo scalo di Lugano, 74 professionalità a cui è importante garantire lo stipendio (per loro, a fine febbraio, si è chiusa la finestra del lavoro ridotto). Non dimentichiamoci poi di un altro aspetto: a titolo cautelativo, i vertici della “Lugano airport Sa” hanno già proceduto al licenziamento del personale per la fine di aprile; se il “referendum” fosse rinviato senza un finanziamento-“ponte” da parte della Città di Lugano e del Cantone, i 74 professionisti che lavorano allo scalo di Lugano-Agno si troveranno in disoccupazione. Permettiamo dunque di dare alla “Lugano airport Sa” i mezzi per arrivare all’autunno, in modo tale che i ticinesi (ed i luganesi) possano farsi un’idea e dibattere sul futuro dell’unico aeroporto internazionale presente in Ticino… *presidente dell’associazione “AvioTicino”