Home CRONACA L’editoriale / Il coraggio di ignorare un tizio che è Senza Coraggio

L’editoriale / Il coraggio di ignorare un tizio che è Senza Coraggio

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Nel corso della giornata, una giornata in cui il cuore ed i sentimenti dei ticinesi si sono per l’ennesima volta indirizzati alle vittime del Covid-19 ed ai loro familiari oltre che ai neocontagiati ed a quanti si prodigano per scongiurare il peggio, l’attenzione di taluni venne polarizzata dall’invero non richiesto parere di un funzionario bernese che, onusto di quel leguleismo che fa rima con egotismo, si sentì in dovere di spalar sterco su una congrua parte di Governo ticinese che, in ultima barriera di resistenza all’epidemia da “Coronavirus”, aveva imposto il blocco a tutte le attività pubbliche e private risultanti non necessarie. Ad avviso di colui, che se avesse voce in capitolo dovrebbe quantomeno venire qui a dire certe cose e dunque ad abbandonare la sua “comfort zone”, Bellinzona sponda Esecutivo si sarebbe dovuta attenere a quel che sentenziano dalla capitale federale pur non avendo preso contatto con il mondo reale a sud delle Alpi (il ragionamento vale tra l’altro, sul fronte grigionese, sulle veementi rimostranze dei parlamentari mesolcinesi verso Coira che volle lasciare operativi i cantieri).

La sullodata Bellinzona, seppur tirata per la giacchetta, non cedette all’impulso e, riservandosi domande obiezioni chiarimenti intemperanze proposte chiose postille glosse pandette a miglior momento, replicò con tre righe: a) le nostre disposizioni sono congrue al nostro scenario; b) le nostre disposizioni pertinenti al nostro scenario restano in vigore; c) per quanto riguarda le nostre decisioni, auspichiamo una prossima lettura positiva da parte dei membri del Consiglio federale. Notinsi l’essenzialità, il minimalismo e la finezza: noi Governo cantonale in nome del Ticino dialoghiamo con noi (“in extenso”) Governo federale in nome della Svizzera. Cortocircuitato il funzionario, che dovrebbe ricordarsi tra l’altro di essere un tutt’altro che insostituibile dipendente ovvero un salariato dei cittadini, compresi quelli che stanno tra Airolo e Chiasso. In ogni caso, fanno capire da Palazzo delle Orsoline, non è compito nostro il prestare orecchio al sussurrino refolante d’uno che interlocutore nostro nemmeno è.

Ben scrisse Vaclav Havel, che fu drammaturgo e anche ultimo presidente della Cecoslovacchia e primo presidente della Repubblica ceca, quando volle “Il potere dei senza potere” quale titolo del suo capolavoro letterario; perché mai si sa quale sia il momento in cui l’io non rassegnato alla menzogna (qui, al pensiero unico imposto, ed all’imprevidenza che è tipica di una società de-democratizzata) viene raggiunto dal raggio della verità, e dalla sua consistenza, e dalla sua inevitabilità. C’è di mezzo anche un po’ dell’“Illuminazione” di Krzysztof Zanussi, in questo, senza che si debba scomodare Saulo di Tarso e la sua conversione sulla via di Damasco; con molta maggior semplicità, vi è chi aderisce al reale e chi lo stato dell’arte (sì, a causa del Covid-19 si muore e si continua a morire; sì, il Ticino sarebbe stato da isolarsi un mese fa) sembra non aver ancora compreso, e ciò egli fa trincerandosi dietro una barriera di norme e di regolamenti (che, come tali, hanno un significato stasera e domattina potrebbero valere zero. No, le Sacre scritture sono altra cosa, davvero). Come dite, volete proprio il nome di colui? Va bene, va bene, faremo uno sforzo e andremo a cercarlo. Trovato: Martin per nome imposto, Dumermuth per cognome familiare. Dumermuth, “nomen omen”, cercate voi il significato. Suggerimento: è l’opposto di un Reichmuth…