Il Ticino si arrangi, per noi va bene così e quindi non ci sarà obiezione a che i frontalieri da Varese, da Como, dal Verbano-Cusio-Ossola e così via elencandosi tornino domani a fluire oltre ramina ed in altre aree elvetiche di confine. Con superno sprezzo del pericolo (altrui) giunge or ora da Roma la a lungo attesa “nota esplicativa” pertinente alla sorte dei circa 69’000 lavoratori in permesso “G”, tutti soggetti rimasti da iersera appesi ai mormorii ed alle omissioni per quanto concerne gli spostamenti al di fuori dei territori – l’intera Lombardia e 14 province (tra cui il Vco, per l’appunto) di altre regioni – blindati per decreto causa “Coronavirus”. Unilaterale e giuridicamente dubbia, la tesi imposta dalle autorità tricolori, ad avviso delle quali non sono vietati gli spostamenti per “comprovati motivi di lavoro”, sicché “i transfrontalieri potranno entrare nei territori interessati per raggiungere il posto di lavoro ed uscire dai territori per tornare a casa”. Non solo: laddove venissero fermati durante il viaggio su suolo italiano, ai frontalieri risulterebbe sufficiente la comprova del menzionato “motivo lavorativo dello spostamento”, e ciò “con qualsiasi mezzo, inclusa una dichiarazione” (ergo, un’autocertificazione, scritta o persino verbale) da rendersi facoltativamente “alle forze di polizia”. In tempi di raccomandazioni continue alla pulizia personale ed al frequente lavaggio degli organi prensili siti all’estremità distale degli arti superiori, un esempio magistrale di abluzione delle mani in stile Ponzio Pilato. In immagine, Ponzio Pilato nella rappresentazione del senese Duccio di Buoninsegna.