“Arrampicate politiche sui vetri”, obiettivo la “depenalizzazione di fatto” di un grave reato. Furente la reazione dagli ambienti della Lega dei Ticinesi alla notizia sul verdetto a condanna… depotenziata nel caso riguardante la già granconsigliera Lisa Bosia-Mirra (vedasi in altra parte del “Giornale del Ticino”): “Con sconcerto prendiamo atto della sentenza emessa dalla Corte di appello-revisione penale a quasi due mesi di distanza dal processo, tenutosi ad inizio settembre”. Primo siluro, a responsabilità ricadente sul solo autore: da questa sentenza sarebbe confermato “quanto da tempo si sospetta, ovvero che i tempi lunghi (…) sono dovuti al fatto che la Corte è andata alla spasmodica ricerca di attenuanti farlocche, con l’obiettivo di giungere rispettivamente ad un’assoluzione e ad una condanna irrisoria”.
Gli estremi della condanna, già qui pubblicati, sembrano godere di scarsa considerazione: “Diversamente, ad esempio, dall’automobilista che abbia lasciato scadere il parchimetro in un posteggio, Lisa Bosia-Mirra, che ha ripetutamente violato la Legge sugli stranieri facendo entrare finti rifugiati in Svizzera, ed a più riprese in Svizzera, non pagherà un centesimo”. Una pena, insomma, “ridotta ai minimi termini”, e per effetto di “una serie di attenuanti di fantasia, al limite del grottesco, per esempio la storiella della campagna denigratoria via “social” contro Lisa Bosia Mirra, circostanza che, probabilmente nella prima volta della storia del diritto svizzero, compare in una sentenza come scusante”. Fronte allargato: “I sostenitori dell’azzeramento delle frontiere, coloro che sognano di trasformare l’immigrazione clandestina in un diritto umano, già esultano per questa sentenza manifestamente politica”. E “politica” viene definita anche la decisione assunta in sede di Corte d’appello-revisione penale: con la riduzione “della pena sino alla totale inconsistenza”, e con il “ricorso-invenzione” a o di “attenuanti di fantasia”, si evidenzierebbe iinfatti “l’intenzione di giungere “de facto” ad una depenalizzazione dell’immigrazione clandestina e di chi la favorisce, in barba alle leggi svizzere”. Dal che – così la nota diffusa – l’esposizione del Ticino “ad un grave rischio di ritorno del caos asilo”.