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Nuoto / Noè Ponti, come te nessuno mai: “record” mondiale frantumato

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(ULTIMO AGGIORNAMENTO, ORE 14.09) Sì, vero: Massimo Meloni, allenatore e mentore, aveva preconizzato un altro numero da urlo e persino questo tempo, esatto al centesimo; se dovessimo però basarci sui “wannabe” e sulle sensazioni, stasera sbancheremmo tutti il Lotto svizzero e la prossima settimana ci troveremmo con due nuovi inquilini alla Casa Bianca, ad esempio. Ed invece qui vi è un solo vincitore, un solo presidente, un solo dominatore, un solo sovrano, un solo imperatore: mentre sulla dorsale del Gambarogno le tenebre erano rotte solo da qualche lampione acceso, in un luogo che trovasi 10’278 chilometri circa direzione est-sud-est il gambarognese Noè Ponti di anni 23 ha proiettato un cono di luce su sé stesso regalandosi l’ennesima doppia vasca corta da primato, teatro l’“Aquatic centre” di Singapore, nulla di più che una batteria di qualificazione da Coppa del mondo. Cono di luce accecante: stracciato, frantumato, demolito, triturato il “record” da tale Noè Ponti fissato meno di due settimane addietro sui 50 metri stile delfino ovvero farfalla. Stracciato, frantumato, demolito, triturato, ripetiamo e non c’è esagerazione, non c’è riflesso condizionato da tifosi, non c’è esultanza di campanile: da 21.67 secondi si va al responso del cronometro su 21.50 secondi, fanno 17 centesimi in meno che è come dire un centesimo in meno ogni tre metri e per tutte le sezioni da tre metri sul percorso; chiamasi enormità, chiamasi cesura storica.

Anche a Shanghai il colpo era giunto in batteria (la finale sarebbe stata vinta con un 21.68; ciò significa che ora i quattro migliori tempi nella storia su questa distanza – aggiungiamo la finale di oggi, vinta con un 21.64 che al netto della trionfale batteria sarebbe stato primato mondiale – spettano tutti a Noè Ponti), davanti all’olandese Nyls Korstanje che nell’occasione aveva stampato un 21.99 arrivando a tre centesimi dal primato nazionale; oggi Nyls Korstanje si è qualificato come secondo assoluto, scendendo a 21.97 e cioè sotto di un solo centesimo rispetto al “record” del suo Paese. L’oranje funga da riferimento, se non per Noè Ponti, almeno per quanti vogliano comprendere la dimensione dell’impresa compiuta dal ticinese; il quale, non disdegnando nel frattempo di piazzare vittorie di tappa e di ritoccare primati svizzeri su altri campi (i 100 metri, per dire; sembra quasi un “Sono qua, tanto vale che faccia legna per l’inverno”), si è preso ogni successo possibile sui 50 metri delfino nelle tre serie programmate in area di Sud-est asiatico. Un primo confronto, sul lungo periodo, è già emblematico: sei anni e due settimane ci vollero per togliere otto centesimi dal 21.75 del brasiliano Nicholas Santos (“record” eguagliato dall’ungherese Szebasztian Szabo), ma 13 giorni sono bastati per levare altri 17 centesimi, totale 25 centesimi su 2’175; il “record” era a 21.80, cioè 30 centesimi di secondo sopra, ancora a metà novembre 2009, ed ai tempi fu definito “prodigioso” lo scatto compiuto dal germanico Steffen Deibler che di suo aveva fatto quel che sta facendo adesso Noè Ponti, cioè abbattendo la barriera dei 22 secondi (quella dei 23 era stata sfondata ad inizio 2001 dal britannico Mark Foster) con passaggio brusco, nello spazio di 20 giorni, dal 22.06 al citato 21.80. Quale secondo punto di riferimento si consideri invece la “struttura” del nuovo primato di Noè Ponti: primi 25 metri a Shanghai in 9.95, qui in 9.86, meno nove centesimi; secondi 25 metri a Shanghai in 11.72, qui in 11.64, meno otto centesimi; non c’è metronomo che possa competere.

Di quel che avverrà a breve non si ha idea. E non si vuole nemmeno averla: per Noè Ponti è stato ormai esaurito l’archivio degli aggettivi.