Truffa per mestiere, e ricettazione in subordine, gli addebiti mossi ad un 50enne tratto in arresto nei giorni scorsi – oggi l’informativa dai portavoce di Polcantonale e ministero pubblico – in quanto presunto responsabile di operazioni finanziarie a danno di varie società con sede in Svizzera, ed in Ticino soprattutto. A rigore di prima ricostruzione, l’uomo ha posto in atto una serie di operazioni finanziarie presentandosi come amministratore di alcune aziende con sede su suolo elvetico, costruendo un castello di strumenti funzionali a trarre in inganno i potenziali fornitori, ad esempio indirizzi “e-mail” e timbri non volendosi dire dell’ovvia usurpazione della ragione sociale di terzi; truffa al credito, secondo Codice penale, per un danno stimato in oltre 100’000 franchi, dal momento che le società “vere” – cioè quelle di cui era stata presa in prestito indebito l’identità – erano solvibili e pulitissime. All’apparenza semplice il meccanismo: merci ordinate dal falso amministratore, merci consegnate al falso amministratore, fattura partita all’indirizzo del vero amministratore (cioè dell’azienda di cui era stata rubata la personalità giuridica), fattura respinta, individuazione della truffa… e, al momento della verifica, la scoperta dell’essere stati tali beni già rivenduti e trasferiti a Chissadovelandia, tutto all’estero per carità.
L’inchiesta è coordinata dalla procuratrice pubblica Caterina Jaquinta Defilippi e, a prima vista, è suscettibile di sviluppi significativi: avantutto perché è improbabile che il soggetto – 50 anni l’età, cittadino italiano, residenza in Italia – abbia agito in solitaria ovvero senza appoggi, quantomeno nella logistica; in seconda battuta perché gli accertamenti hanno fatto perno sui primi sei mesi del 2023, e dunque non è da escludersi che le attività truffaldine fossero state avviate almeno nel 2022 e con altre vittime al momento non emerse; in terz’ordine, perché sono in corso accertamenti su eventuali precedenti del 50enne, a titolo di esempio in Italia.