Vuolsi che l’artista abbia modo di scegliere il momento in cui congedarsi dalla pittura, dalla scultura, dall’immagine, da un palco; l’ha fatto, nelle scorse ore, Vladimir Davidovic Ashkenazy, pianista e direttore d’orchestra da Gorkij ovvero odierna Niznij Novgorod, russo dunque per nascita e svizzero (oltre che islandese) per passaporti, prossimo agli 83 anni di cui quasi 70 quale esecutore raffinato al pianoforte. Il ritiro dalle esibizioni pubbliche, e con effetto immediato, non era propriamente inatteso almeno negli ambienti dell’“Orchestra della Svizzera italiana-Osi”, di cui Vladimir Ashkenazy è (ormai, è stato) diretttore ospite principale sin dal settembre 2013. E proprio nelle ultime ore, sull’asse da Lugano a Saint Lucia dove Vladimir Ashkenazy si trova, uno scambio di messaggi denso di sorrisi e di ricordi: dai maestri dell’Osi un ringraziamento alla figura di cui “ci mancheranno l’aura di grande musicista da cui ci sentivamo protetti quando suonavamo insieme, l’umanità e l’ottimismo, con gli indimenticabili “Terrific!” che ci rinfrancavvano sempre al termine di molte nostre esecuzioni”; dal già direttore ospite principale “la gratitudine all’Osi per l’altissimo livello professionale, per la musicalità, per il piacere e per la soddisfazione che essa mi ha dato nel corso degli anni in cui ha lavorato con me”, e da qui la menzione di varie tappe di esperienza condivisa (Corea del Sud nel 2014, Germania e Regno Unito nel 2015, e sempre nel 2015 la… nuova terra promessa a Lugano nel segno del “Lac” che venne battezzato con i “Concerti inaugurali”). L’ultima conduzione Osi di Vladimir Ashkenazy risaliva a fine novembre 2018, a Bucarest (Romania).