La sua idea di giornalismo si fondava su etica e discrezione: scrivere, raccontare il vero ed il veridico o almeno il verosimigliante, ma senza ledere; a costo di dover sacrificare – laddove terze persone si sarebbero trovate a subire un sia pur fuggevole dolore – un pezzo di quel che si era scoperto. All’età di 70 anni è mancato stamane Maniglio Botti, storica firma del quotidiano “La Prealpina” a Varese, rimasto nella professione anche dopo il pensionamento con una squadra di ex-colleghi ritrovatisi a sostenere la redazione di “RmfOnline.it”; improvviso il decesso, nessuna avvisaglia apparente. Maniglio Botti, che era nato a Gualdo Tadino (Perugia) da famiglia di ascendenza parmigiana, aveva ricoperto vari ruoli nel quotidiano di frontiera, in particolare quale contitolare delle pagine provinciali; peculiari un’attenzione costante verso l’Alto Varesotto in quanto area geografica e la sensibilità ai temi di confine, dal frontalierato ai rapporti tra contesti economici contigui, oltre alla cronaca “spicciola” (delitti, rapine, furti, violenze) che investiva i due versanti nazionali. Liberale di formazione, cattolico per credo, attenzione permanente all’istanza morale (e sociale) secondo cui nessuno è da lasciarsi indietro; un ideale e signorile compagno di viaggio, anche a distanza, e non solo per la memoria da lui spesso “prestata” su fatti lontani nel tempo. Nel dolore, a lui un “Grazie” per l’aver condiviso lunghi tratti di frontiera verde. In immagine, Maniglio Botti.