(ULTIMO AGGIORNAMENTO, ORE 23.52) Ieri, uno. Oggi, un altro. E fanno cinque, cinque croci piantate nel cuore della ValleMaggia e delle sue contigue, cinque storie diverse ma accomunate dall’aver incontrato la mano di Atropo quasi nello stesso momento, e per cause non dissimili in una notte di tregenda, tra sabato e domenica. Un quinto cadavere è stato localizzato e recuperato oggi, dinamiche e fatti dalla quasi sorprendente analogia (dicasi “quasi”: il fiume scorre invero sempre nella stessa direzione, e maggiore è la probabilità di individuare una sagoma “estranea” alle masse spostate e trasportate via via che il volume delle acque si riduce e che i livelli scendono): così come ieri, il corpo senza vita giaceva sul greto a Maggia frazione Riveo, ossia appena sotto la linea di demarcazione tra Alta e Bassa Valle, punto di cesura e di saldatura al tempo stesso il ponte che fu e che sarà, essendo data nell’immediato la sia pur parziale transitabilità veicolare del ponte ciclopedonale e ponendosi quale ipotesi del breve periodo – una settimana dal momento in cui saranno state esperite le ultime verifiche di carattere statico – la posa di un ponte quale più massiccia infrastruttura.
Circa l’accadimento in sé, poco da dirsi: le ricerche – ormai si parla di dispersi per i quali si spera almeno di poter trovare e ricomporre i resti, e ciò varrà anche per le altre tre persone che mancano all’appello – erano riprese alla prima luce del sole, strumento principe la cosiddetta “bonifica” del terreno che è poi un battere le zone palmo a palmo, con l’ausilio sì delle tecnologie ma prima di tutto con l’utilizzo degli occhi e della capacità predittiva (è un modo come un altro per spiegare che, all’interno di uno specifico contesto, in forza delle sue caratteristiche e delle condizioni contestuali un certo oggetto in movimento andrà più probabilmente ad arrestarsi nella zona “A” anziché in una zona “B” e, cosa più importante ai fini del lavoro di chi si trovi in ruolo di speculazione e/o di indagine, ben difficilmente si fermerà in una zona “C” che è pertanto da trascurarsi se non addirittura da escludersi). In campo, come nei giorni scorsi, agenti della Polcantonale, specialisti del “Soccorso alpino svizzero” ed unità cinofile dell’“Alpine rescue team”; una volta acquisite le coordinate della zona in cui si trovava il cadavere, il recupero ha avuto luogo grazie ad un equipaggio della “Rega”. Per l’identificazione, a questo punto, potrebbero bastare pochi giorni. In immagine, specialisti dell’“Alpine rescue team” in azione.