Nessuna sorpresa nella strategia che da oggi e sino al giorno di Pasquetta almeno – ma, a sensazione, identica operazione è da considerarsi probabile sull’approssimarsi del Primo maggio – sarà adottata in prossimità del tunnel autostradale del San Gottardo, con azione congiunta degli agenti di Polcantonale Uri e Polcantonale Ticino e finalizzata a dissuadere i turisti dallo scendere a sud. A mo’ di mantra il “messaggio” (e vien detto “messaggio”, “messaggio”, “messaggio” con reiterazione ossessiva), martellante l’insistenza furbesca anche nelle comunicazioni alla stampa, e dicesi “furbesca” perché chi proponga una certa tesi sa che i fenomeni specializzatisi nel notariato antitetico a quel che è giornalismo ripubblicano in modo pedissequo, e ciò essi fanno o perché così si va più in fretta o perché in tal modo non si disturba il conducente o perché in adesione petulante a qualcosa su cui, pur nell’emergenza da Covid-19, discutere si può; a tutti gli effetti, i turisti in discesa verso il Ticino – dove, per dire, potrebbero anche essere legittimi proprietari di una seconda casa, e lì per Pasqua e Pasquetta si contenterebbero di godere dei 20-22 gradi centigradi al piano e senza muoversi da casa – potrebbero incappare in posti di blocco sulla corrispondenza dello svincolo di Göschenen-Casinotta lungo la A2, nel Canton Uri, e lì venire “informati” sulla situazione sanitaria in Ticino. Informazione che vuol dire, nelle intenzioni delle autorità di polizia, un caldo, appassionato, stringente “consiglio” a rientrare a domicilio, ma certo, a tornare indietro se l’intenzione di raggiungere il Ticino è legata a “motivi non urgenti o a fini turistici”.
Sul piatto tutti gli elementi utili ad esercitare una pressione psicologica sull’automobilista: dalla mozione degli affetti (“Se amate il Canton Ticino, restate a casa”) all’imposizione secca (“Messaggio che deve essere recepito”) all’utilizzo di strumenti elementari (distribuzione di volantini su cui, in sostanza, sta scritto che “non è il momento giusto per visitare il Ticino” e che dall’ostinazione di quanti intendano scendere possono derivare la messa in pericolo della salute ed un sovraccarico delle strutture sanitarie ticinesi”) e di nuovo alle blandizie (“I turisti sono benvenuti in Ticino, ma non in questo momento, e quindi rinnoviamo l’appello” et cetera). Qualcosa, nella comunicazione e nella gestione di questo progetto, abbisogna ad ogni modo di riforma e di controllo e magari di un regista: ridicolmente inutile è ad esempio l’affermazione secondo cui “saranno inoltre sanzionate eventuali violazioni alla Legge federale sulla circolazione stradale” (quando mai le norme sono state sospese?); priva di congruità con il reale è l’asserzione secondo cui nel “restare a casa” consisterebbe “l’unico modo per limitare il contagio”. Ma pazienza, non è il momento di fare le pulci alla strategia in sé; piuttosto, quale quota sul totale dei turisti “possibili” si sarà disposti a considerare accettabile nel fine-settimana di Pasqua?