Sarà anche vero che, come mezzo di pagamento, hanno perso un po’ di “appeal” e di smalto nel corso degli ultimi decenni, trovandosi sostituiti da strumenti più pratici quali tessere “Bancomat” ed affini oltre alle carte di credito; sta di fatto che, per quanto sottoposti a limitazioni nell’incasso (serve la firma personale e bisogna presentarsi in una banca, ad esempio), i “traveller’s cheque” continuano ad esistere, valgono un po’ meno del facciale (per via delle commissioni) ma sono tuttora spendibili ed incassabili. Non poteva allora non dare nell’occhio la paccata di blocchetti (20, da 50 pezzi l’uno) che si trovava nella disponibilità di un cittadino italiano in transito al valico stradale di Chiasso su Como frazione Ponte Chiasso e che effettivi della Guardia italiana di finanza, “in uno” con funzionari dell’Agenzia dogane-monopoli, hanno intercettato giusto poche ore addietro sull’ingresso in territorio italiano: 20 per 50 fa 1’000, e 1’000 per il controvalore di 10’000 dollari Usa ciascuno fanno 10 milioni di dollari Usa, che saranno anche bassini al cambio ma fanno pur sempre sugli 8.7 milioni di franchi svizzeri ovvero 9.1 milioni di euro; un minimo di eccedenza, via, rispetto al noto limite di 10’000 euro “pro capite”. Il conducente dell’auto, risultato essere al beneficio della pensione, avrebbe fornito spiegazioni incongrue circa la presenza di tali effetti peraltro distribuiti parte in una busta, parte sotto i sedili e parte nei bagagli. Conseguenze: uomo denunciato a piede libero, sotto sequestro metà circa del “capitale”. Del quale, a margine, sarà da verificarsi l’autenticità.