(ULTIMO AGGIORNAMENTO, ORE 13.58) Un problema ed un’opportunità nello stesso tempo comporta il cedimento di una linea psicologica cui per giorni o per mesi ci si è legati: problema è il franamento in quanto tale, opportunità è il trovarsi a riconsiderare il quadro generale ossia a fare il punto della situazione. Che, nel caso della pandemia covidiana in Ticino, senza dubbio è in fase di peggioramento, e lo si dice qui sin dalle prime avvisaglie sul finire di luglio quando venne posta la cesura fra terza e quarta ondata; tenendosi d’occhio i parametri, male l’uno e male l’altro ma non drammatico il terzo, quello dei ricoveri in reparti di terapie intensive, sempre sei e senza incremento. Nel transito da ieri ad oggi, certo, spaventa l’abbattimento della soglia delle due cifre ossia il rivelarsi di 115 nuovi contagiati in 24 ore, ormai uno ogni 12 minuti e mezzo, per totali 4’169 nella fase corrente e 37’950 dall’inizio del computo; dati, questi due ultimi, che potrebbero presto avere una valenza affatto relativa in ragione del crescente numero di infezioni che si manifestano in individui già vaccinati “completi” ovvero giunti al termine del ciclo di base (doppia somministrazione o singola somministrazione dopo guarigione: formalmente siamo a 241’451 individui trattati, per un 68.8 per cento della popolazione avente diritto, con 490’723 dosi distribuite).
Restano 1’008 le vittime registrate con decesso attribuito al “Coronavirus”; netta ascesa – statisticamente, il 25 per cento in un giorno – per quanto riguarda le presenze di degenti in strutture nosocomiali, 50 ora i pazienti, al 12 per cento l’incidenza delle terapie intensive sul totale. Inquadratura finale sul sistema delle residenze per anziani: tre le strutture colpite, una guarigione agli archivi, due i nuovi contagiati per 14 soggetti (13 vaccinati, uno non vaccinato) nel complesso; necessario un ricovero.