(ULTIMO AGGIORNAMENTO E RIEPILOGO, ORE 23.27) Altre sei vittime per Covid-19, su suolo ticinese, nell’ultima settimana: cifra preoccupante, ed alla quale pare invero che né i cittadini né i responsabili della cosa pubblica si sentano in dovere di rispondere con un innalzamento della soglia di prevenzione e con il ricorso – anche il ritorno, sì, con i dovuti modi – a provvedimenti dall’interesse comune, al di là del generico richiamo alla responsabilità individuale. Sei decessi in una settimana, così recita il bollettino che esce dall’Ufficio del medico cantonale; dall’inizio della pandemia le vittime accertate sono pertanto 1’254, di cui 61 nel contesto della sesta ondata (“terminus a quo” è mercoledì 15 giugno, con prima rilevazione una settimana più tardi). In lieve calo invece i nuovi casi, che restano ad ogni modo circa 300 ogni 24 ore; 2’081 i casi rilevati (necessariamente di più quelli effettivi), quindi 180’465 nel complesso e 29’408 sempre nell’ultimo periodo. Tutt’altro che rassicurante l’occupazione di posti-letto in strutture nosocomiali: 143 i degenti, 134 in reparti ordinari e nove in reparti di terapie intensive.
Senza bisogno di commento, se non con il corredo dell’istanza a rapide azioni finalizzate ad una seria protezione che evidentemente è assente o carente, il quadro che emerge dal sistema delle residenze per anziani: con riferimento alla settimana compresa tra lunedì 17 e domenica 23 ottobre, due le vittime (424 in tutto), tre i trasferimenti in ospedale per esigenze di ricovero, 57 le guarigioni ma 66 i nuovi positivi; allo stato ultimo rilevato, dunque, 69 gli ospiti ancora sotto trattamento per “Coronavirus”, per una quota dell’1.45 per cento sul totale della popolazione delle case anziani (meglio, sul totale dei posti a disposizione tra occupati e non occupati); in realtà, il Covid-19 è oggi manifesto in 24 strutture su 69, per una quota pari al 34.78 per cento.