Càpita (e non è un delitto) di trovarsi a corto di quattrini. E càpita, nel momento in cui si cerchi una soluzione, che si incappi in proposte o truffaldine “tout court” o invitanti, funzionali alle esigenze, sforzo contenuto e risultato massimo, e magari senza nemmeno il bisogno di fornire una prestazione professionale; insomma, soldi veri in cambio di un favore temporaneo, ad esempio il mettere a disposizione un proprio conto corrente per il transito di somme, versione “Entra-ed-esci”, Tizio spedisce a Caio (che è poi la persona in difficoltà finanziarie, e che si presta nella circostanza) e Caio, cui viene lasciato un marginale compenso, spedisce a Sempronio. Caio non conosce Sempronio, in verità, e difatti sta soltanto seguendo le indicazioni di Tizio. Pensa di guadagnarci, e qualcosa ricava; oltre al denaro, anche il rischio di finire sotto processo per riciclaggio di denaro. Rischio, e di più, perché determinati flussi di denaro sono sotto stretta osservazione.
A questo scenario fanno riferimento oggi i vertici della Polcantonale, sulla scorta di informative giunte circa la recrudescenza delle attività di soggetti che, in particolare per tramite di piattaforme “online” ed agendo da Paesi lontani (mettiamo sùbito sul piatto un indizio: Nigeria prima fonte, sedicenti vedove di funzionari governativi e sedicenti generali detronizzati e sedicenti segretari di vescovi in Chiese autocefale i mittenti preferenziali), cercano di procedere al reclutamento di persone. Non che ci voglia un dottorato a Friborgo per capire l’antifona: se lo fate, date una mano alla malavita e rendete un pessimo servizio a voi stessi. Oh, sì, chiaro: fatica, zero virgola frammenti; bonifico in entrata, bonifico in uscita (ci sono anche altre varianti, con ritiro del denaro in contante e consegna in busta chiusa a persona che verrà a cercarvi: operazione talmente maleodorante da risultare inaccettabile anche da parte di un tonto o di un disperato); non serve nemmen più il portare fisicamente una somma, cioè l’agire da “money mule” secondo tradizione; ma il concetto rimane eguale, voi siete muli anche se rimanete nella stalla, per farla breve. Vero resta il fatto – e ciò a tutela del cittadino, che non è strettamente tenuto ad indossare i panni di Philip Marlowe ispettore ogni volta che gli venga proposto un lavoretto “extra” – che bisogna anche saper distinguere. Ma capirete: se in qualche bacheca di sito InterNet o in comunicazione circolante via “Facebook” spunta l’offerta per un incarico come “agente finanziario”, ed essa è rivolta “erga omnes”, e fra le vostre competenze non figurano propriamente la lettura di un grafico sull’andamento del Nikkei-225 e l’adozione di un modello stocastico per interpretare il “momentum” nell’obbligazionario, forse il Tizio di cui sopra sta cercando un pirla da pagare affinché il pirla si faccia carico di problemi altrui. Non volendosi essere pirla, e sempre dal momento che esistono affari regolarissimi nei quali l’intermediazione (retribuita, e magari anche a solida provvigione) è data da compiti effettivamente svolti, si torna al punto: come distinguere? Dicono, dalla Polcantonale, che nemmen bastano l’alzare antenne ed il drizzare orecchie e l’aguzzare occhi e prismi: a volte l’offerente si cela dietro ad un sito InterNet “aziendale” fatto benino assaissimo, o perché studiato “ad hoc” o perché semplicemente preso in… prestito (illegalmente) da terzi; per le comunicazioni, del resto, è poi sufficiente la modifica di un punto nell’indirizzo “e-mail”.
Vabbè, si dirà il tizio in condizioni di incertezza tra liceità o illiceità, se c’è il trucco non arriverà mai un centesimo ed io mi guarderò bene dall’anticipare alcunché. Ennò: rilevante è proprio la presenza del denaro, perché i soldi – una volta che siano state fornite le credenziali, cioè copia di un documento di identità e numero di conto corrente – arrivano davvero, ed a te toccherebbe solo il compito di reindirizzarli, o in via diretta o (come da variante espressa) con ritiro ed utilizzo di un servizio di “money transfer”. Dove, però, stanno all’erta; e, magari, ti porranno qualche circa il signor Akinwande Oluwole Babatunde Soyinka di Abeokuta, cui stai inviando una discreta somma. Come dite, Akinwande Oluwole Babatunde Soyinka di Abekouta esiste ed ha ricevuto un “Nobel” per la letteratura? Beh, sì, lo sapevamo anche noi. Se il signor Akinwande Oluwole Babatunde Soyinka sta però aspettando da voi ben 999 dollari convertiti in franchi con l’invio di oggi e sempre da voi ben 999 dollari egualmente cambiati in franchi con l’invio di domani e guarda caso ancora da voi ben 999 dollari trasformati in franchi e lo stesso si imponga con altri 18 invii fra metà settembre e metà ottobre, forse e senza forse trattasi di un omonimo di colui che è il massimo poeta africano vivente oltre che l’assertore di verità politiche controcorrente (per dirne una: egli sostiene correttamente che fu una fesseria il “Nobel” per la pace a Barack Obama presidente Usa); stiamo parlando cioè di un tale che con Akinwande Oluwole Babatunde Soyinka condivide soltanto la nazionalità nigeriana e la passione per la scrittura, qui nel senso che l’uno (quello vero) è liricamente passionale e l’altro (il tarocco) è passionalmente criminale.