Gli è costata qualcosa, questa attrazione fatale per l’Italia da cui era scappato tempo addietro, in un momento imprecisabile tra il 2021 e la prima decade di questo mese ma più probabilmente vari anni addietro; per essere precisi, gli è costata l’accesso diretto al sistema penitenziario peninsulare, prima accoglienza alla casa circondariale “Ernesto Mari” in Trieste. Beccato al rientro su suolo tricolore, nella giornata di martedì 11 febbraio (di oggi la conferma da fonte ufficiale), un ora 26enne rumeno che era ricercato per l’appunto dal 2021 quale destinatario di un provvedimento di custodia cautelare in carcere, mittente il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Verbania (Vco); il soggetto, al tempo, faceva parte di quella banda che sin dalla primavera 2019 si era prodotta in un numero rilevante di furti seriali, base operativa in Lombardia, bersagli di vario genere ossia negozi per articoli di telefonia e di materiale fotografico, tecnica da assaltatori con mazze ferrate, palanchini e altri strumenti atti a distruggere e – all’occorrenza – ad intimidire. I colpi tra Piemonte, Lombardia e Veneto, sull’asse dell’autostrada italiana A4 Torino-Venezia. Già al tempo dell’emissione del provvedimento restrittivo, tra l’altro, il rumeno era noto alle forze dell’ordine di Verbania per un precedente arresto in esecuzione di ordinanze cautelari da Milano (Tribunale dei minorenni) e di due mandati europei di arresto ai fini dell’estradizione, l’uno dal Portogallo e l’altro dalla Francia.
Al momento del fermo, avvenuto al valico detto “di Fernetti” fra Monrupino (Trieste) e Sesana (Slovenia) grazie all’attività di agenti della Polizia di frontiera in ordinaria attività di controllo stradale sui veicoli in entrata, il soggetto ha provato a declinare false generalità; “escamotage” che vale un tanto il chilo, risultando chiarissima l’identità – con tutte le conseguenze – già al mo,mento del confronto dattiloscopico. Di più: durante il medesimo intervento, alla giustizia è stato assicurato anche un altro giovane, parimenti rumeno e parimenti a bordo della vettura, per via di un ordine di carcerazione egualmente giacente. Nella foto, il valico “di Fernetti”.