Progressi su fronti quali polveri fini e diossido di azoto; miglioramento (ma insufficiente, pur stante la diminuzione delle ore di superamento dei limiti) per quanto riguarda il carico ambientale dato dall’ozono. Tracce di sintesi della sintesi, oggi, dal rapporto “Qualità dell’aria in Ticino” pertinente al 2019 e di cui è ora scaricabile (riferimento: sito InterNet www.ti.ch, sottopagina “Aria”) il testo con tabelle e cifre particolareggiate dai singoli punti di misura; non pochi i motivi di interesse, soprattutto per i nuovi minimi storici – dopo quelli del 2018, del 2016 e del 2014 – nel computo delle immissioni di diossido di azoto, tra l’altro con calo delle medie annue in tutte le sedi di misurazione (fatta eccezione per i due punti di rilevamento siti a lato della A2, e che formano statistica a sé stante, la media annua stabilita secondo ordinanza è stata superata, e di poco, nelle sole stazioni di Mendrisio e di Chiasso).
Rispettato il valore-limite – massimo consentito: tre superamenti nell’arco dei 365 giorni – nelle stazioni di controllo, ed è una prima volta assoluta da quando viene tenuta puntuale documentazione, per quanto concerne il Pm10, per di più con i numeri più bassi sia sulle medie annue sia sul numero dei giorni in cui lo stesso valore-limite venga superato; altra “prima” è data dal fatto che il valore-limite stabilito nel testo di legge, vale a dire 20 microgrammi per metro cubico, è stato rispettato secondo le medie annue di tutte le stazioni di misurazione. Dolente nota, e la si tiene in fondo: causa semestre centrale caratterizzato da condizioni meteorologie estreme (dall’inizio delle misurazioni, quella del 2019 fu un’estate da podio – sull’ultimo gradino, ma da podio – per le temperature; per di più, furono registrate due lunghe ondate di calore), numeri sballati come si non si vedeva dal 2006; ma qui, e lo si dica, non è che sia possibile un intervento “ex ante”.