Càpita di dover leggere, sul “Teletext” della Rsi e si precisa sin da sùbito che i colleghi non hanno alcuna responsabilità sul testo, che “l’Unitas riparte a pieno regime” e che tutto sarebbe andato al meglio possibile, durante il periodo della pandemia da Covid-19, compatibilmente con la pandemia stessa. Pensieri e pareri diffusisi durante l’assemblea svoltasi sabato al “Cadro panoramica” di via Dassone a Lugano, luogo in cui sono stati elogiati collaboratori e collaboratrici (“Hanno permesso di garantire la qualità dei servizi”) ed è stata evidenziata la continuità garantita su versanti quali il tiflologico, la biblioteca, i giovani ciechi e gli ipovedenti, dovendosi semmai riconoscere alcuni “limiti alle attività”. Alla stampa sarebbe piaciuto il poter porre almeno due domande in croce sulla questione che invece sta travolgendo l’intera associazione, ovvero le presunte e ripetute molestie che alcune dipendenti avrebbero subito per mano di una figura apicale nell’organigramma Unitas; argomento, questo, oggetto di inchiesta e peraltro inserito nell’ordine del giorno dell’assemblea, punto numero nove, nemmeno come ipotesi ma come dato acquisito (“Aggiornamenti sul caso molestie Unitas”: o sono troppo sbrigativi nello scrivere, lì dentro, o questa è un’ammissione implicita del fatto che gli abusi ci furono).
Ebbene: al cronistame mobilitatosi è stato vietato l’accesso con tanto di confinamento a distanza e frasette a metà fra l’irridente (“Questo è un evento privato”. Bon, sono privati anche i miei 20 franchi che metto ogni anno su una polizza di versamento) ed il gravemente impositivo (“C’è qui anche il nostro avvocato”. Doverosa risposta: qualcuno di voi potrebbe averne bisogno, ma non azzardatevi a scaricare i costi sui soci). L’assemblea, sulla cui coda è stato offerto “un ricco aperitivo” in forma addirittura di “aperipranzo” (tutto testuale, pensate un po’ quanto si possa essere amenamente conviviali pur stando sotto la punta della spada di Damocle), è andata ai titoli di coda dopo buone quattro ore; quanto agli aggiornamenti, l’intero capitolo sarebbe stato svolto in forma di discussione cioè di chiacchiere, buone ottime interessanti ma pur sempre chiacchiere. Nei prossimi giorni, alla stampa già estromessa con un atto che non rimarrà impunito, dovrebbe pervenire qualcosa di simile ad un comunicato con riferimento a quel tema in ispecie; a men che il compitino sia dato per assolto con una notula distribuita oggi e nella quale blablà massima collaborazione blablino blablone vicinanza alle vittime (okay, è la conferma numero due: qualcuno a capo della Unitas era molesto) ancora blabletto blablino inchiesta amministrativa in corso che è stata lanciata dal nostro Comitato e recentemente acquisita dal Dipartimento cantonale socialità-sanità blablublobliblé ma allora la si racconti giusta cioè si dica che l’autorità politica cantonale è intervenuta per sfilare i fogli dalle mani dei membri del Comitato medesimo con affidamento a figura professionale esterna, che diamine, essendo stato giudicato “non opportuno” (leggasi alla voce: fuori di testa) che il mandato di indagine “fosse conferito direttamente dall’Esecutivo dell’associazione”, dal momento che nel mandato era stato inserito anche l’esercizio di una verifica sull’operato “del Comitato, di tutti i suoi organi e delle rispettive figure di riferimento”, e questo non è nemmeno il parente di un blablà.
Quello giunto, sempre che trattisi del messaggio prefigurato, è insomma un comunicato che alla stampa dice quel che la stampa – insieme con parte della politica, anche in sede istituzionale – ha già riferito. Oh, beh, certo: se per caso qualcuno ha subito torti o molestie, viene sottolineato, basta il rivolgersi ora a chi sta conducendo l’inchiesta. Ma questo è il banale assoluto con un contorno di apparente stupidità; si sarebbe voluto, invece, che all’interno della Unitas esistesse un referente – ed autorevole, ed in grado di farsi carico della situazione, e che per funzione non dovesse mai abbassare la testa e che potesse dire pane al pane e vino al vino – al tempo in cui i problemi incominciarono a manifestarsi, non essendovi nulla di più deleterio del silenzio e dei comportamenti omissivi e dell’omertà; e non è di certo un motivo di vanto – anzi, trattasi di toppa cucita alla bell’e meglio su un vestito già logoro – l’inserire nel rapporto di attività l’avvenuta “adozione del regolamento contro “mobbing” e molestie sessuali” proprio nel corso del 2021, toh, a fianco di “incontri di sensibilizzazione rivolti ai quadri direttivi, al personale ed ai volontari”.
Magari vogliono anche l’applauso, dopo questa. Da parte nostra, ci credano, proprio impossibile. E occhio, ché il malumore potrebbe giungere ad intaccare la buona disponibilità di vari granconsiglieri, al momento in cui si tratterà di ridiscutere l’entità dei sinora assai larghi contributi finanziari del Cantone; quanto ai privati sovvenzionanti, come dire?, non è detto che sul territorio non ci siano altre cause parimenti commendevoli, e non inquinate da comportamenti indegni ed indegnamente sottaciuti.