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Pala & piccone / Piero Marchesi e le domande… improbabili

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Tra gli ultimi fuochi di una campagna elettorale che all’Udc Ticino potrebbe portare gioie (mah) e lutti (eeeh) in mista forma, e che in ogni caso “promette” un’Udc Ticino assai diversa da quella che si conosce nei suoi rappresentanti istituzionali a Palazzo delle Orsoline in Bellinzona, Piero Marchesi presidente – è sempre il Piero Marchesi che con impegno certosino raccoglie quanto viene edito sul “Giornale del Ticino”, riservandosi di portare il fascicolo all’attenzione del ministero pubblico – è stato abile nello spendere i residui spiccioli di strumenti da propaganda: non è mancato nemmeno l’appello finale agli elettori, per quanto l’appello all’unità del partito sia parso più che altro un “Siamo forti / siamo coesi / ma sol se nell’urna / si vota Marchesi”. Un po’ più sorprendente, ed al momento ci era sfuggita cioè proprio non ci si era interessati alla cosa proprio a cagion della sua apparente marginalità, la diretta a botta-e-risposta intrattenuta giorni addietro via “Facebook”; non per presunta originalità della cosa (il dialogo in tempo reale via piattaforme “social”, in Italia, è un cavallo propagandistico di Matteo Salvini ministro, cioè di uno che viaggia su uno stimato pari al 36 per cento medio di consensi dalle Alpi a Pantelleria), ma per la modalità con cui essa è stata gestita.

Di principio: quanti si vuole che siano i cittadini che ad una determinata ora (diciamo tardo pomeriggio e sul farsi delle prime cene da svizzerotedeschi in espressione turistica) si collegano con InterNet per andare a colloquio con il presidente di un partito da 3.55 per cento sulle schede e da 4.51 per cento sui voti di lista alle Cantonali 2015 sul versante Consiglio di Stato, o da 4.57 e 5.77 per cento rispettivamente alle stesse Cantonali 2015 ma sulla sponda Gran Consiglio, o da 9.97 e 10.75 rispettivamente (e fu un “exploit”: occhio a non farsi ingannare dalle sensazioni…) alle Federali 2015? E poi: per domandare che cosa, all’interno di una campagna nella quale sono state spese millanta parole e millanta millanta promesse? Ed ancora: su quali elementi che unilateralmente non siano già stati espressi (checché creda Piero Marchesi, su alcuni temi egli giunge secondo. C’è già stato il Nano, toh)? Ed in ultimo: su quali rivendicazioni che non siano già giunte alle orecchie dei ticinesi, e nel caso potremmo ricordare che altri stavano già combattendo certe battaglie contro progetti malsani quali lo “Spazio economico europeo” e la futuribile ancorché irrealizzata Unione europea quando Piero Marchesi era ancora in un banco delle scuole primarie (oh, nessun demerito per cause anagrafiche. Ma non è tutta farina Udc, quella che viene macinata; e non è di sicuro farina della “nuova” Udc versione famiglia allargata, un luogo da “genitore 1” e “genitore 2” senza tuttavia le prerogative proprie di paternità e maternità)? Ecco: a meravigliare non è il contenitore, ma il contenuto.

Vediamo allora di inquadrare: da una parte il presidente dell’Udc Ticino, cioè una persona di cui si sa che è il presidente dell’Udc Ticino e che è necessariamente latrice di posizioni proprie dell’Udc Ticino, quindi una persona cui ci si rivolge avendosi un’idea abbastanza precisa di quel che l’Udc Ticino (o l’Udc Ticino nel solco di quella federale, o quella federale nel solco dell’Udc Ticino) abbia fatto e faccia. Dato e premesso quanto sopra circa l’effettivo interesse – 10 interlocutori, 20 interlocutori? E quanti, tra di loro, iscritti al partito o simpatizzanti del medesimo e dunque informati sui fatti? – che una simile “chat” dovrebbe suscitare, possibile che le domande abbiano tutte un odore di precotto, di preconfezionato, di preparato per la circostanza? Possibile che, dopo meno d’un minuto dall’inizio, si abbia l’impressione del preconcordato, e che Mario (nome di fantasia) abbia suggerito a Luigi (nome di fantasia) di porgli esattamente quella domanda, ed ovviamente Mario sarà platealmente prontissimo nel replicare? Sensazione, sicuro. Ma non solo quella: possibile che un’interlocutrice arrivi a domandare se sia vero che l’Udc è contro “Prima i nostri”, iniziativa i cui fondamentali ed il cui “iter” ha riempito pagine e pagine e dunque rende materialmente incredibile l’esistenza di qualcuno – ma nemmeno nella “banlieue” di Alpha Centauri, ma nemmeno nella camera anecoica del più importante centro commerciale di Andromeda – che non sappia chi sia stato il promotore dell’operazione. Il che si aggiunge al resto di una sorta di monologo – esilarante il passaggio su quel che dovrebbe accadere dopo la bocciatura del progetto “La scuola che verrà” – in cui il monologhista è in realtà privo di pubblico, e dunque si regola sulle proprie sensazioni, cioè sul proprio “ego”.

In termini di comunicazione, un pateracchio. Elettoralmente parlandosi, qualcosa che non sposta un voto; e dunque, secondo la logica del politico, tempo sprecato. Ma amen, siamo agli sgoccioli, vedremo poi.