Circa la curiosa sopraelevazione di Ignazio Cassis nella foto ufficiale del Governo svizzero per il 2025 si disse ieri e qui (). Un cenno si fece anche al concetto dell’opera realizzata da Arthur Gamsa su incarico di Karin Keller-Sutter neopresidente della Confederazione: al centro i ritratti dei consiglieri federali e del cancelliere dello Stato, all’intorno un mosaico con ben 1’052 (leggasi: milleecinquantadue) immagini scattate dallo stesso Arthur Gamsa che, come riferiscono con orgoglio da Berna, “ha viaggiato in tutta la Svizzera ed ha incontrato migliaia di persone”, fotografando “in ogni Cantone (…) almeno 40 persone tra quelle disposte a partecipare”; il che porta a due conti due al minimo sindacale. Due conti che ci va di fare.
Lasciamo perdere l’affermazione secondo cui Arthur Gamsa avrebbe “incontrato migliaia di persone” ai fini del progetto; per fare che, non si sa, e in ogni caso gli sarebbe bastato un giro secco ad una Landsgemeinde appenzellese; stai un po’ a vedere che, a fronte di mille e qualcosa scatti realizzati, il pur celebre artista si è sentito dire “no” da altri 2’000 o 3’000 cittadini, o che tutti costoro non hanno superato la soglia minima di accettabilità nel “casting” (per finire in fotina a formato di tre millimetri per quattro? Mmhhh). Al capitolo “Costi”, vogliamo invece mettere a registro due giorni per la visita e per lo scatto delle immagini in ciascuno dei 26 Cantoni? Lavorazione grezza, 52 giorni. Vogliamo mettere a registro il tempo per il progetto? Via, tre giorni. Vogliamo mettere a registro il tempo per l’approntamento del lavoro, trattandosi giust’appunto di un mosaico in cui affiancare ed allineare ed incolonnare le testine tipo fototessera? Via, cinque giorni. Vogliamo mettere a registro gli incontri preliminari, quelli per l’illustrazione dello stato di avanzamento dell’opera e quelli per la presentazione del risultato finale? Via, sei giorni; in fondo Arthur Gamsa doveva fare la spola tra San Gallo e la capitale. E siamo a 66 giorni, arrotondiamo a 13 settimane. Poi sono da considerarsi i materiali d’uso, i costi di affitto di uno studio, le luci, l’elettricità, ah, ed i biglietti del treno o l’uso dell’auto, e con quel che costa la benzina ai nostri tempi, signora mia.
Consideriamo in ultimo la registrazione del “making of” di quest’opera (traduciamo per capire noi stessi, tal è l’assurdo: è stato prodotto un filmato per documentare l’effettiva produzione di una singola foto quale risultato finale. È come costruire uno scalo aeroportuale per far decollare un drone per una volta soltanto). Consideriamo in ultimo la produzione di 45’000 copie stampate ed a disposizione dei cittadini, sufficiente la richiesta via sito InterNet. Ed ora la domanda: ma quanto è venuta a costare, somma dopo somma, questa benedetta immagine ufficiale del Consiglio federale? E non è che, in luogo di un servizio per conto della committente, l’artista abbia di fatto inteso elevare un monumento a sé stesso? (Post scriptum: ci sa che ricapiteremo sull’argomento e che la foto ci servirà altre volte. Ci sa proprio).