Candidature da presentarsi fra le ore 9.00 di giovedì 10 agosto e le ore 22.00 di giovedì 24 agosto per chi intenda rappresentare la Svizzera alla prossima edizione dell’“Eurovision song contest”, tra martedì 7 e sabato 11 maggio 2024 lo svolgimento, Svezia la nazione ospitante e Malmö la città fresca di designazione per semifinali e finale. La proposta musicale – fatta breve: un pezzo, quello sia e quello resti – sarà valutata in più fasi; regolamento e particolari sulla pagina InterNet della Srf all’indirizzo www.sfr.ch/eurovision; l’annuncio del brano vincitore e dell’esecutore avrà luogo ad inizio 2024, e sino a qui la notizia secca. Sfrucuglia sfrucuglia, tuttavia, spunta quel che non ti aspetti: si scopre infatti che, quale innovazione fresca fresca, nel processo di selezione “interverrà una giuria formata da 25 esperti riconosciuti a livello internazionale”. D’oh.
D’oh. Esperti? Definiamo: che cosa sarebbe un “esperto” di musica, per incominciare? Un melomane, un “deejay”, un radiofonico, un docente di violino, un cantante neomelodico? O uno del muro di “All together now”, gradevolissimo “game show” – per l’appunto: con tale caratteristica e da prendersi secondo tale chiave – già condotto da Michelle Hunziker e trasmesso sino ad un paio d’anni addietro sulle reti “Mediaset”? Poi: chi, e da dove? Poi: 25 persone, il doppio di quelli che stavano a Corippo quando Corippo era ancora Comune autonomo, quando a Sidney Lumet regista ne bastarono 12 per reggere la trama di “12 angry men”, sì, per l’appunto quelli della pellicola in cui il signor Otto ed il signor Nove ribaltano un processo dal verdetto già scontato? Poi: chi stabilisce il grado di “riconoscibilità a livello internazionale”, o meglio su quali criteri si fonderebbe tale “riconoscibilità”, e quale sarebbe la misura dell’“internazionalità”? Ma ancora: da quando in qua alla Rsi-Srf-Rtr-Rts struttura organizzatrice è da appiopparsi la collaborazione ovvero l’apporto di un istituto di ricerche di mercato, come sta per avvenire? Ci si sta forse inculcando nella testa la tesi secondo cui una cosa può piacere ma solo gli algoritmi ed i modaioli “open mind” – pronti a scommettere sulla quota di modaioli all’interno della giuria di cosiddetti “esperti riconosciuti” – hanno diritto di stabilire quale voce e quale testo e quale armonia e quale melodia e quale ritmo abbiano diritto di cittadinanza nelle finali dell’“Eurosong”?
Diteci un po’ a che cosa serve la buona musica di gente che fa musica per gente che vuole ascoltare musica e non rutti, a questa stregua. Diteci inoltre a che cosa serve la qualità del tizio che, per incominciare, da un altro tizio si differenzia perché non fa uso dell’“autotune”, il che dovrebbe già costituire buon setaccio e buon filtro. E, già che ci siete, spiegateci anche quanto l’operazione verrà a costare, stavolta, con simili ammennicoli supplementari.