È umano, umanissimo, Noè Ponti; e allo stesso tempo vien da dire che no, non può essere umano. Perché l’ha fatto, anzi, l’ha rifatto: Noè Ponti, all’età di 23 anni, sei mesi e ieri nove ed oggi 10 giorni, è più che mai sul tetto del mondo: nelle acque della “Duna Aréna” di Budapest, in Ungheria, poc’anzi l’oro iridato sui 50 metri delfino in vasca corta, ripetiamo, oro iridato, titolo di campione del mondo. E, a compimento dell’opera magistrale in conferma del dominio sulla scena, il secondo “record” mondiale in meno di quanto certa gente impieghi per recitare una giaculatoria; il secondo lì in Magiarlandia, mai come ora promanante magìa, ché altri due erano stati collezionati nelle tappe del Sud-est asiatico. Saremo brevi, saremo sintetici, avendo speso i peana in occasione dei trionfi di Shanghai e di Singapore: venerdì 20 ottobre, primato abbattuto da 21.75 secondi (precedenti detentori: Nicholas Santos dall’ottobre 2018 e Szebasztiàn Szabo in “ex aequo” dal novembre 2021) a 21.67 secondi; sabato 2 novembre, primato abbattuto da 21.67 a 21.50 secondi; ieri, primato abbattuto da 21.50 a 21.43 secondi; oggi, primato abbattuto da 21.43 a 21.32 secondi. E su questo andiamo a casa, perché.
Perché… domandate in giro: è un’impresa l’issarsi nell’“élite” nazionale; è un gran colpo l’approdare ai vertici continentali; è mirabile il ritrovarsi – non per caso, non per congiunzione astrale, non per improvvisa scomparsa di concorrenti – fra i migliori nell’orbe terracqueo, qui più acqueo che da terraferma, in una o in più discipline; ma si situa semplicemente nell’irrealtà una sequenza di “record” così ravvicinati e di tale portata, 43 centesimi di secondo in meno esattamente come 43 centesimi di secondo erano stati rastremati fra il 22.18 di Amaury Leveaux nel dicembre 2008 ed il citato 21.75 di Nicholas Santos 10 anni più tardi. Ma si noti: per passare dal 21.80 di Steffen Deibler al 21.75 di Nicholas Santos (ribadiamo nomi e cognomi, lasciando al piacere del lettore curioso la ricerca di informazioni annesse e connesse) ci vollero nove anni, e tre altri trascorsero prima che Nicholas Santos trovasse un epigono al suo pari. Poi è arrivato uno dal Gambarogno, uno che pare fratello di Aquaman e cugino di Kevin Costner in “Waterworld”, ed i numeri hanno recitato solo per lui: una danza fosforescente in cui oggi, per dire, alla medaglia d’argento è arrivato il 19enne Ilya Kharun, canadese, con un 21.67 che appunto tre mesi addietro sarebbe stato primato mondiale e che ora ed invece è neve sciolta. Il formidabile Nyls Korstanje, un “oranje” che in Coppa del mondo ha collezionato piazzamenti in serie, ha chiuso a 21.68, e vale anche qui il discorso già formulato; con 22.00 è finito fuori dal podio l’idolo di casa, avete già visto il nome là nel “palmarès”, ed ovviamente trattasi di Szebastiàn Szabo. Citazione dovuta per l’italiano Michele Busa, quinto ed al primato nazionale con 22.01.
Ah: non per rovinarti la serata, Noè, ma da domani c’è altro lavoro in vasca. Ci si rivede, neh.