Di un’orribile creatura marina albergante nel Ceresio son piene le leggende, ché anche da queste parti abbiamo una dignità e senza bisogno di invenzioni stile mostro di Loch Ness; quanto ai pesci-siluro, i primi avvistamenti sono datati 2016, e nell’agosto 2022 vi fu in zona Agno la cattura di un esemplare da 160 centimetri per 30 chilogrammi, e non più tardi del giugno scorso fu tirato a riva un bel tomo da 168 centimetri per 53 chilogrammi. Discreto motivo di preoccupazione ebbe dunque questo pomeriggio qualche bagnante sul braccio tra la varesotta Lavena Ponte Tresa e la ticinese Tresa frazione Ponte Tresa rilevando la navigazione, ora in avvicinamento ora in allontanamento ed ora secondo correnti ed ora in direzione ostinata e contraria, d’un potenziale nemico delle masse gitanti e degli individui attediatisi solinghi con due dita dei piedi nell’acqua e con i talloni a ben solcare l’arenile; dimensione ragguardevole, profilo orientato cioè con testa e coda, improvvisi movimenti sussultori, e ben visibile per semigalleggiamento ovvero solo parziale sommersione.
Prima che la curiosità si convertisse in preoccupazione e da qui si giungesse all’allarme, arcano risolto: trattavasi solo d’una porzione di conduttura, vale a dire d’un tubo, lunghezza effettiva di vari metri e proveniente dal manufatto per la captazione dell’acqua del lago. Pezzo insomma staccatosi ed andato alla deriva sino a costituire anche un pericolo per le persone e per la navigazione; dal che l’uscita di una motovedetta della Guardia italiana di finanza e, in supporto, di un natante della Polcantonale. Problema risolto con il recupero del tubo; da determinarsi le cause dell’episodio. E, per questa volta almeno, rinviato l’appuntamento con il mistero.