Era una domenica, quel 25 aprile 1971; e di nuovo in domenica cade il 25 aprile 2021, giorno del 50.o anniversario dall’inaugurazione ufficiale (inaugurazione, si ripete e si ribadisce: vedremo il “perché”) della Diocesi di Lugano, monsignor Giuseppe Martinoli primo vescovo. Mezzo secolo, a domani, ma sulla scia di un lunghissimo percorso dal tempo in cui le prime ambizioni di “autonomia” ecclesiastica si erano manifestate e fatte sentire: gran parte dell’800 (e sino al 1884, momento delle “Convenzioni” tra Santa sede e Berna) fu occupato da discussioni ed analisi che condussero in ultimo al distacco delle parrocchie ticinesi dalle Diocesi lombarde limitrofe, ossia Milano e Como, tra l’altro con note situazioni in parte organiche per contiguità ed in parte a macchia di leopardo; solo nell’agosto 1885 giunse in Ticino monsignor Eugenio Lachat, già arcivescovo di Basilea, e tra l’altro la sua esperienza quale amministratore apostolico fu di brevissima durata per intervenuto decesso sul farsi del novembre 1886; e nel pieno della funzione era giâ da un anno e mezzo monsignor Vincenzo Molo da Bellinzona, successore di monsignor Eugenio Lachat, quando maturò l’atto costitutivo della Diocesi grazie alla bolla pontificia “Ad universum” per la firma di papa Leone XIII: testo inequivocabile, giacché “(…) erigiamo in perpetuo la chiesa parrocchiale e collegiata di Lugano, denominata San Lorenzo, a cattedrale. Perciò costituiamo e fondiamo “in perpetuo”, nella predetta chiesa di San Lorenzo, una sede ed una cattedra vescovili per un prelato insignito di carattere episcopale che in qualità di amministratore apostolico della Santa Sede, ad essa immediatamente soggetto, governerà tutt’intero il Cantone Ticino”.
Se così era, così sarebbe stato… ma non proprio, insomma. Autonomia, non discutibile; incompleta, tuttavia, la titolarità propria di vescovado, restando Lugano soggiacente – in termini canonici – a Basilea. Da “semplici” amministratori apostolici opereranno infatti, dopo monsignor Vincenzo Molo venuto a morte nel 1904, gli ecclesiastici mnemonicamente materializzati dalle tre “A”, ossia Alfredo Peri-Morosini, Aurelio Bacciarini ed Angelo Jelmini, e con ciò si attraversano due terzi dell’ultimo secolo sino al 1968; tre anni dopo l’insediamento del menzionato monsignor Giuseppe Martinoli, ed eccoci a lunedì 8 marzo 1971, l’annuncio del distacco di Lugano da ogni… obbligo verso il Reno, dal che il diritto a portare il titolo di vescovo. Vescovo sarà dunque monsignor Giuseppe Martinoli, e vescovi si avranno poi nelle figure di Ernesto Togni, Eugenio Corecco, Giuseppe Torti, Pier Giacomo Grampa e, dal novembre 2013, Valerio Lazzeri. Raccontano, le cronache di parte ed anche quelle di sponda neutrale o avversa, che la cerimonia di domenica 25 aprile 1971 fu sontuosa ma, per volontà del neovescovo che avrebbe inserito il motto “In umiltà e carità” nel cartiglio sottostante il suo stemma, solo nel senso del rispetto di impegni assunti verso il Cantone e verso la Città di Lugano.
Un fatto è certo: da quel giorno, anche trovandosi ad affrontare momenti non semplici, la Diocesi seppe ed ha saputo camminare sulle proprie gambe. In immagine, monsignor Giuseppe Martinoli.